Di Gemma Gemmiti. Un mazzo di rose buttato a terra, più spine che petali, giace lì, dove un amore finisce.
Un bacio rubato altrove, dato a chi non doveva riceverlo.
Si blocca a questo fotogramma la vita di Enzo, mentre nelle mani stringe una penna (come uno stelo), e ci racconta il dolore della sua prima batosta.
Doveva essere una festa, i 18 anni di lei. Neanche un sospetto. Enzo va dal fioraio e le compra il mazzo più bello.
Indossa il sorriso migliore sotto al suo ciuffo, ribelle come i suoi 17 anni, e corre da lei.
Corre talmente tanto che arriva troppo presto e, come in ogni contrattempo che si rispetti, lei è già lì, tra le braccia di un altro, nelle labbra di un altro.
Dicono che il sangue scorra velocemente nelle vene, quello di Enzo si ferma per un po’, incredulo.
I due anni e mezzo d’amore con lei gli passano davanti come in un film, e nulla che potesse mai fargli immaginare lo spazio per un tradimento.
Solo una parola riesce a pronunciare: “Perché?”.
Come se quel cielo crollato sul cuore di Enzo non bastasse, ne arriva un altro po’, forse da un’altra galassia: “Dura già da un anno, fattene una ragione”.
Enzo non se ne fa una ragione, ma trasforma i suoi singhiozzi in applausi quando decide di girare i tacchi e lasciarla lì, senza inveire, senza infierire, tra le braccia di un altro, con ai piedi quel mazzo di spine e di rose che profumano ancora.

Il dolore però è molto forte. Enzo non parla, non dorme, non mangia.
Riesce però a confidarsi con i suoi amici e con la sua famiglia, soprattutto il papà, che sarà ancora.
Passano quasi due mesi nei quali da sessanta chili Enzo arriva a pesarne quaranta.
La situazione precipita, il rischio anoressia è troppo vicino. Enzo viene ricoverato e costretto ad alimentarsi con le flebo.
Può un amore ridurti allo stremo? Non sa ancora che dal dolore nascono le rinascite
Sono silenziose le prime sedute dallo psicologo, poi all’improvviso dopo la quinta passata a girare i pollici e a contare le ragnatele intorno ad un lampadario anni ’50, finalmente si apre.
I chili li rimette, ma si sente più leggero. Quel primo amore, di certo non lo scorderà più, ma arriverà a sorriderne dentro quando lo racconterà diventato adulto.
Perché conserverà tutti i passi che da quel momento in poi hanno formato l’uomo che è. Ogni sasso incontrato sulla strada, ogni salita, ogni corsa o passeggiata, ogni volo e ogni caduta.
Ne sorriderà Enzo pensando all’uomo che è e alla felicità che è capace di donare a chi gli sarà accanto. Proprio perché a lui è mancato, non priverà mai la donna che sceglierà del Rispetto, perché conosce sulla propria pelle quanto faccia male. Metterà la lealtà in ogni rapporto futuro: senza non ne varrebbe la pena.

Enzo (nome di fantasia per un uomo che ha fatto fatica a rinascere) ringrazia il prof. Marco Palma e tutti noi del Laboratorio di redazione giornalistica. Ha avuto modo di togliersi di dosso un altro po’ di macerie di quel cielo che gli cadde addosso tempo fa.

Dovrebbero essercene più di occasioni così, dove ci si sente liberi e accolti, mai giudicati, con la bellezza di mostrarsi fragili e di essere riconosciuti e abbracciati.

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