Di Fabiola Capone Braga. Nei paesi democratici per Libertà di pensiero s’intende il diritto di sviluppare e accrescere il proprio modo di pensare, indipendente da chi detiene il potere e quindi non condizionato o soggiogato da esso.
Il concetto di Libertà di parola accompagna quello di Libertà di pensiero, garantendo l’espressione di ciò che si pensa e l’ascolto.
Il tre dicembre, il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che preclude entrambe le libertà per coloro che lavorano per media stranieri o semplicemente ricevono denaro dall’estero.
La legge espone i giornalisti e le loro fonti all’accusa di spionaggio, definendoli agenti segreti.
Essa prevede che chiunque diffonda notizie prodotte da testate inserite nella blacklist russa, potrebbe essere considerato “agente segreto”. Le forze dell’ordine russe d’ora in poi possono quindi trattare anche le persone fisiche e non solo più quelle giuridiche come “agenti segreti”.
Il disegno di legge può essere definito come un’iniziativa di rappresaglia di Mosca per l’inserimento filo-Cremlino Russian Today nella lista degli agenti stranieri Americani. In risposta all’affronto, l’anno scorso la Russia ha deciso di bollare anche lei dieci testa giornalistiche americane, come agenti stranieri. La nuova legge coinvolge anche queste testate, tra cui Voice of America e Radio Liberty.
La legge è stata redatta dopo le proteste contro Putin del duemila dodici, in cui la maggior parte dei protestanti erano le Ong.
Sessanta giornalisti e gli attivisti per i diritti umani hanno denunciato la mossa del governo, e in una lettera aperta pubblica hanno chiesto al presidente russo di non firmare la legge.
Russia: niente più libertà di pensiero