Di Stefano Ianieri. Luigi di Maio, classe 1986, avellinese, un sogno tramutato in realtà, da politico locale alla grande ascesa, sempre al fianco di Beppe Grillo e del suo fondatore del Movimento, Casaleggio, prima padre e poi figlio, poi in parlamento, sempre con il M5S, ed oggi Ministro degli Esteri, facendo pensare ad un rilancio consapevole di non avere il punto in mano per vincere.
Tutto il movimento sembra a molti un bluff, a cominciare dalla sua direzione politica basata essenzialmente ad una guerra al male assoluto ed un nemico interno il “PD” facendo nascondere le vere intenzioni del movimento, legate ai suoi leder.
La prova del bluff avviene in maniera improvvisa e rapida, partendo dalla struttura del movimento che fa trapelare in questi ultimi mesi un coinvolgimento, un Grillo al colloquio con l’ambasciatore Cinese a Roma (dove Grillo non ha nessuna carica istituzionale) e di Casaleggio che cerca con la sua azienda di ingraziarsi il compiacimento della Multinazionale Huawei per la connessione 5G, e il termine della lotta al PD, divenuto partener di Governo, che ne aveva determinato la nascita del movimento e della sua ostinata battaglia, ha generato le lotte interne per far cadere Di Maio.
Quello che a molti colpisce  è l’incapacità di reagire ad una situazione di stallo del movimento (il caso del Senatore Ugo Grassi lasciando il movimento per quello della Lega), visto che non riesce a detenere il controllo e la direzione politica, ed in risposta chiama il comico Grillo a farsi difendere dagli attacchi interni.
Un PD che non vuole perdere e nemmeno essere messo in secondo piano, sta prendendo il sopravvento al movimento stesso ed al suo leader, come il caso al decreto del fondo salva stati, percepito da molti come una vera beffa per il nostro paese ed un Presidente del Consiglio che non si cura ne della posizione politica Di Maio, ne del movimento, che comunque proprio su quel decreto avevano deciso di discuterne più a lungo.

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