Di Mattia Carpentieri. Il litorale romano è ormai insanguinato da decenni. Don Carmine, in seguito alla sua morte, ha lasciato incustodito il suo impero della criminalità, ed ora a reclamare il trono e dominio indiscusso di Ostia è il clan dei Fasciani, guidati da Romoletto. I fari della cronaca capitolina sono tutti puntati sulla zona lidense, tra arresti, condanne e omicidi degli ultimi anni, cercando di mettere ordine nel caotico intreccio criminale che interessa la zona.
La mafia, punta di diamante dei malaffari della penisola, è inserita nel losco giro di affari. Dopo l’arresto di Michele Senese, influente boss che aveva sopito lo scontro tra le varie famiglie, la situazione è in evidente declino. Lo scorso 23 novembre venivano gambizzati Alessandro Bruno e Alessio Ferreri, il 25 novembre invece la sparatoria fuori l’abitazione di Silvano Spada, questi eventi sembrano riportare Ostia allo scorso decennio quando ciò che restava della Banda della Magliana veniva soppiantato dal clan dei Triassi, a suo volta sostituito dai Fasciani con l’aiuto degli Spada.
A Ostia l’evento cardine degli ultimi ani è stato sicuramente l’omicidio di Paolo Frau, amico intimo di Enrico De Pedis (noto alla cronaca come “Dandi”). Dopo il maxi processo alla Banda, Frau, detto anche “occhi di ghiaccio”, aveva gestito gli affari sporchi di Ostia, ponendo le basi della criminalità odierna: dagli stabilimenti balneari ai video-poker illegali, fino quello che è il “business core” dei clan lidensi: il traffico di stupefacenti.
Il sangue continua a scorrere nel litorale romano a causa delle vicende legate ai boss emergenti Vito e Vincenzo Triassi che entrano a far parte del business degli stabilimenti balneari. Di origini agrigentine i fratelli Triassi possono contare sull’appoggio dei siciliani Cuntrera – Caruana. Il 25 dicembre una fila di Suv si muove compatta per le strade di Ostia alla caccia di Franco Calabresi e Fabio Carichino. Per il duplice omicidio verrà condannato Augusto Patacchiola. Pochi mesi dopo verrà gambizzato Vito Triassi, in pieno giorno a Casal Palocco. Sebastiano Cassia riferirà ai pm che il ferimento fu eseguito per fatti legati alla gestione dei chioschi.
Il sangue smette di scorrere con l’intervento del potete boss Michele Senese, il quale invia l’ordine di riportare la tregua sul litorale romano.
Nel frattempo iniziano gli arresti con l’arrivo a Piazzale Clodio del procuratore generale Giuseppe Pignatone. Senese viene arrestato il 27 giugno 2013 insieme ad altre 16 persone. Il 26 luglio dello stesso anno, l’operazione Alba, porta in carcere altre 51 persone, tra cui il boss Carmine Fasciani, svelando l’assetto criminale di cui oggi tutti siamo a conoscenza. Nel maggio 2014 finisce in manette Carmine Spada, detto Romoletto. Pochi mesi dopo l’operazione Mafia Capitale conduce all’arresto di Massimo Carminati e Enrico Spada.
Arriviamo così ad oggi, mentre i big vengono decimati dagli arresti i Ferreri gestiscono l’esorbitante traffico di droga, rifornendo tutta la Capitale.
L’unica certezza è che scandali, arresti, omicidi e traffico di stupefacenti sono le costanti della situazione del litorale romano, le varianti sono coloro che gestiscono tutto ciò.