Di Cecilia Cerasaro. Presentare candidati separati per le regionali che si terranno domenica 26 Gennaio in Calabria ed Emilia Romagna è stato una un segnale di frattura da parte delle forze al governo. I risultati delle urne potrebbero portare ad una vera crisi, preannunciata dalle dimissioni da segretario del M5s di Luigi Di Maio. E se i pentastellati sembrano ormai destinati ad essere sconfitti su entrambi i fronti, la sinistra si prepara ad una dura battaglia.
In Emilia Romagna, dove Simone Benini del M5s si ferma al 5%, i sondaggi parlano di un vantaggio di tre punti (47% contro 44%) del governatore uscente Bonaccini, del Partito Democratico, sulla Borgonzoni, la candidata leghista. Anche se l’ex governatore continua ad insistere sui risultati raggiunti in questi anni nell’ambito del lavoro, dell’economia e della sanità, quei punti sembrano ben poca cosa e, si sa, i pronostici vengono spesso disattesi.
Bonaccini ha inserito nelle sue liste anche molti pentastellati, o ex-M5S, forse un segnale di avvicinamento alle piazze delle sardine. Il movimento, nato proprio a Bologna, aveva lo scopo primario di coalizzare gli elettori di vari partiti che temono un’Emilia Romagna sovranista, guidata dalla Lega. Bonaccini ha dichiarato di non essere sceso in piazza con loro per non strumentalizzare le folle, ma ha affermato che:
“I valori espressi nelle piazze sono proprio coincidenti con i miei”
Ma fra i suoi valori ne manca qualcuno fondamentale per definirsi di sinistra, tanto è vero che nelle liste elettorali ci è finito forse qualcuno di troppo, come Roberto Pasquali, ex sindaco leghista di Bobbio, o l’imprenditore Carlo Fagioli, noto in Emilia Romagna per aver licenziato nel 2011 cinquecento persone con un SMS. La notizia aveva fatto grande scalpore, la CGIL e i sindacati storicamente alleati della sinistra si erano battuti contro l’imprenditore e a favore dei lavoratori.
Uno scenario politico diverso è quello della Calabria. Il candidato Pippo Callipo, presentatosi con una lista civica appoggiata dalla sinistra, ex presidente di Confindustria Calabria, si è sempre battuto per la legalità e contro la mafia e ha escluso dalle sue liste tutti gli impresentabili. Fra questi anche alcuni dei nomi proposti da Mario Oliviero, presidente della regione uscente e poco amato, appartenente al Partito Democratico, che dopo aver fatto un passo indietro rispetto alla ricandidatura per non spaccare il partito, ha rischiato lui stesso di non rientrare nelle liste. Nel programma di Callipo ci sono la valorizzazione dell’agricoltura, del turismo e del made-in-Italy. Tuttavia non sembra il favorito di fronte alla candidata di destra Jole Santelli.
Anche in Calabria il M5s appare in sofferenza. Il candidato pentastellato e docente universitario Francesco Aiello rischia di non superare la soglia di sbarramento dell’8% e di non entrare in consiglio regionale.