Di Luna Luciano. Le speranze di aver compiuto il tanto agognato passo in avanti sulla questione libica sono già sfumate, cancellate da sei razzi Grad. Se con la conferenza di Berlino sulla Libia, tenutasi il 18 gennaio, si era pensato di aver raggiunto una tregua, coronata dal “cessate il fuoco”, dopo l’attacco di pochi giorni fa la tregua diventa sempre più fragile. L’esercito di Khalifa Haftar ha violato l’accordo attaccando l’aeroporto internazionale di Tripoli, abbattendo un drone turco appena decollato.
Le milizie di Haftar hanno colpito l’aeroporto internazionale per minacciare il traffico aereo
ha dichiarato il portavoce delle forze di Tripoli Mohammed Gununu. Il generale ha così imposto una nuova no-fly-zone su tutta la capitale. Eppure a Berlino sembrava che si potesse veramente raggiungere una soluzione che non prevedesse più l’uso di armi. Sui 55 punti presentati alla conferenza i due attori principali, i generali Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar avevano firmato di comune accordo con le altre personalità politiche presenti tre punti, quelli fondamentali. Oltre alla tregua, i punti prevedevano la creazione di una commissione militare “5+5” e l’impegno da parte dei paesi stranieri di non entrare negli “affari libici” e rispettare l’embargo di vendita o fornitura di armi alla Libia. La commissione dovrebbe essere formata da 5 membri del campo del generale Khalifa Haftar e 5 membri designati dal governo di Accordo Nazionale di Fayez Serraj a Tripoli, per trasformare insieme ai tecnici delle Nazioni Unite la tregua in un cessate il fuoco. Una commissione che non ha avuto il tempo di formarsi e sedere ad un tavolo che il generale Haftar aveva già violato i punti firmati. Alla luce dei fatti bisognerebbe domandarsi, quindi, quali siano stati i risultati concreti della Conferenza di Berlino e i suoi “vincitori”.
Sicuramente il primo ad aver beneficiato della conferenza di Berlino è stato proprio il generale della fazione “ribelle” Haftar, parificato al generale del governo di accordo nazionale (GNA) si Serraj, ottenuto da un processo multilaterale a guida ONU; acquisisce un ruolo legittimato sulla scena internazionale, anzi come ha osservato l’Ispi:
Possiamo dire che la situazione attuale, con il blocco perdurante delle esportazioni petrolifere voluto da Haftar, disegna uno scenario molto spostato a favore di quest’ultimo che di Al-Serraj
Inoltre c’è il rischio che la conferenza piuttosto che rilanciare un metodo multilaterale di risoluzioni di conflitti abbia creato una negoziazione permanente tra gli attori esterni. Infine la triste fotografia dell’Italia e del ridimensionamento del suo ruolo,a causa dei continui tentennamenti dopo l’escalation del generale Haftar, l-Serraj ha trovato un nuovo primo alleato:la Turchia