Di Luca De Lellis. Il Napoli sfiora l’impresa. Può essere piaciuto o non, ma il piano partita di Gattuso è stato chiarissimo, coerente ed efficace sin dal primo minuto di gioco: tutti rinchiusi in trenta metri, distanza minima tra i reparti per non concedere a Messi&Co spazio tra le linee, dove poi diventano devastanti. Fino al 57′ i partenopei non hanno subito un tiro in porta dalla pretendente principale al titolo: ingabbiato Messi, il fraseggio blaugrana era sterile e sempre in orizzontale, gli azzurri scivolavano bene e chiudevano tutte le imbucate centrali. Ma la grande squadra si sa è micidiale e, alla prima chance utile, il Barcellona ha trovato il pareggio: grande filtrante di Busquets, Mario Rui non si accorge del taglio alle sue spalle di Semedo che la mette al centro per Griezmann al quale basta appoggiarla in rete per l’1-1. Il Napoli ha scelto di giocare in contropiede e, proprio su uno di questi, Mertens ha siglato un gol meraviglioso, il suo solito tiro a giro sul secondo palo. Anche dopo il pareggio di Griezmann sono arrivate delle occasioni monumentali che, se sfruttate, avrebbero sicuramente cambiato la percezione amara che si ha dell’esito finale. Forse, se quei palloni di Callejon e Insigne fossero entrati i ragazzi di Gattuso avrebbero avuto qualche chance in più di passare il turno al Camp Nou. Lì sarà tutta un’altra storia, è facilmente comprensibile questo. Mancheranno però Busquests, il metronomo del centrocampo, e Vidal, calciatore fondamentale per una squadra troppo spesso piatta e statica senza palla. Questo rappresenta l’unico lato positivo di una serata che poteva essere speciale per tutti i napoletani, ma alla fine non lo è stata.

Cala il silenzio su Stamford Bridge: con una seconda frazione di gioco ai limiti della perfezione il Bayern Monaco annichilisce il Chelsea di Frank Lampard. Alla vigilia della sfida era prevedibile la superiorità dei tedeschi, una squadra con tanta esperienza internazionale e con enorme qualità, a differenza dei blues che sono in una fase di costruzione per creare un team forte per il futuro, ma addirittura un dominio così schiacciante era difficilmente auspicabile. Dopo uno 0-3 in casa è complicato pensare di andare all’Allianz Arena di Monaco e ribaltare le sorti del doppio confronto, ma si sta parlando di una competizione nella quale tutto è possibile, basti pensare che 2 anni fa la Juventus con lo stesso risultato ha quasi compiuto l’impresa al “Bernabeu” contro il Real delle 3 Champions consecutive. L’undici di Flick, dopo essersi ripreso il primo posto in una Bundesliga quest’anno più che mai aperta, ha ingranato la sesta marcia inanellando una serie di 12 risultati utili consecutivi. Nessuno la inserisce all’interno delle 4-5 favorite al titolo di campioni d’Europa e, proprio per questo, può essere veramente l’outsider, la squadra che non ti aspetti. In più dalle parti di Monaco, oltre a un Robert Lewandosky arrivato ai suoi massimi in carriera, sta nascendo una nuova stella, quella di Serge Gnabry che assomiglia un po’ al Ribery dei tempi d’oro. I bavaresi sono con un piede ai quarti di finale, con buona parte del merito da attribuire a questi due straordinari giocatori.

 

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