Bianca Maria Nardone. Carrozzine, culle, cassonetti, strada, cambia il luogo ma non la vittima. L’abbandono non è solo una condizione fisica, ma è anche uno stato mentale dal quale è difficilissimo liberarsi, perché una volta che si appropria del proprio essere, difficilmente svanisce. Bambini, non bambole di pezza, con cui passare un po’ di tempo solo quando se ne ha voglia o si è di buon umore. Racconti così impensabili perché tendenti al disumano, eppure continuano ad accadere episodi di questo calibro. Troppo scontato pensare che la vera ricchezza di un genitore al giorno d’oggi siano i figli… Soldi, soldi, soldi. E questo messaggio è così chiaro che non ci si rende conto di quanto il desiderio di ricchezza, fama e popolarità offuschi la propria vista su ciò che sia veramente importante nella vita. Sono passati pochi giorni dal ritrovamento di un bambino, figlio di uno degli esponenti della mafia siciliana, immortalato sommerso da centinaia di banconote guadagnate illegalmente dal padre, intento a scattargli una fotografia da poter postare sui rispettivi social networks, per mostrare al popolo di Internet la sua ricchezza.

Un neonato strumentalizzato per far apparire il padre come un genio del guadagno illegale. Un bambino costretto a diventare parte integrante di un circo orchestrato dal proprio padre, lanciato all’impazzata nell’oceano di Internet. Un neonato che sarà marchiato per sempre come il bambino che annega in una culla di banconote. Un piccolo essere umano che dal momento in cui è nato, ha iniziato a doversi prendere carico del peso degli errori commessi dal padre, che dovrà scontare lui stesso, pur non avendo fatto nulla di sua spontanea volontà. L’unica colpa imputabile, è quella di avere avuto la sfortuna di essere nato da due genitori che non sono degni di essere considerati tali. Buoni genitori non ci si nasce, ci si diventa con il tempo e l’esperienza ma non ci vuole un esperto per capire che i bambini debbano essere protetti. Piccoli esseri umani che non chiedono altro che amore incondizionato e carezze, rassicurazioni dal mondo esterno che gli appare così grande ed estraneo. Bambini che nascono con la consapevolezza di valere meno di oggetti, di valere meno di un foglietto di carta colorato, di essere talmente inutili da non poter avere nemmeno un costo quantificabile, di essere dei minuscoli “rifiuti umani”. Neonati abbandonati in  carrozzine nelle stazioni, lasciati in balia del vai e vieni di milioni di estranei, nella speranza che qualcuno prima o poi si accorga di loro e gli venga in aiuto. Bambini che nascono già con la speranza di essere salvati. Vengono al mondo, di cui iniziano a conoscerne solo la parte più tetra e dolorosa, con la grande paura di essere al mondo, un mondo che non sentono loro, perché nati come figli di nessuno.