Di Rachele Masi. In Italia continua l’ allerta Corona virus che ha già portato disagi alla popolazione.
Molte persone in quarantena, altre in guarigione, alcune, invece, hanno già perso la vita.
Nel frattempo, i politici continuano a discutere, ed attraverso i media, riceviamo sempre più informazioni contrastanti sull’andamento della diffusione del virus, comunicando diverse notizie, spesso, anche fake news.
Non va tralasciato il fatto che sui social continua l’ ironia; infatti, ogni giorno leggiamo sempre più battute, più trash, vengono creati, tra l’ altro, diversi meme che provano a sdrammatizzare questa delicata circostanza, ignorando chi, invece, preferisce affrontare la situazione con molta più serietà.
Essenziale, è anche notare che da quando c’è il Corona virus, sia la politica che la società sembra essersi dimenticata delle altre problematiche, come la crisi economica e lo stato di difficoltà in cui vivono ormai da troppo tempo le famiglie, oppure i cambiamenti climatici, l’ inquinamento, ed il problema della plastica, di cui se ne parla sempre poco ultimamente.
Nel frattempo, le diverse comunità cinesi vengono isolate ed ignorate, dato che ormai quasi nessuno va più a mangiare nei ristoranti cinesi e frequenta i loro negozi.
Le strade sono deserte, molti cinema, teatri e concerti non hanno abbastanza spettatori, i banconi dei supermercati sono vuoti perché molte persone, in particolare gli anziani, hanno preferito farsi delle scorte di cibo così da non dover uscire più di una volta, per fare la spesa.
Iniziano a circolare le regole per l’ igiene, che tendono a ricordare l’ importanza della pulizia delle mani, di come comportarsi per evitare contagi, insomma, le stesse regole che insegnavano i genitori a casa, oppure gli insegnanti a scuola come norme basilari dell’ educazione; ma ci voleva il Corona virus per rammentare alle persone l’ importanza delle norme d’ igiene?!
Ma soprattuto, vale davvero la pena di continuare a vivere come topi in trappola?
Se si vuole cambiare questa situazione, bisogna prima conoscere realmente i veri dati scientifici della diffusione del virus, dato che sembra addirittura che solo lo 0,2 per cento della popolazione adulta delle zone, così dette, a rischio sia contagiata con una percentuale di guarigioni dell’ 80 per cento.

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