Di Alessandro Gibertini. “Sembrava la storia infinita e forse era solo la felicità” cantano i Pinguini Tattici Nucleari nel loro ultimo singolo. All’apparenza potrebbe sembrare una frase semplice, ma in realtà sottolinea come non esista nessuna storia eterna e, per questo, bisogna viverla in ogni suo singolo momento, bello (in questo caso “felicità”) o brutto che sia. Il popolo biancoceleste questo lo sa bene e cerca di “godersi” Inzaghi fin quando non deciderà per altri orizzonti. Come dare torto ai tifosi? L’allenatore piacentino arriva sulla panchina della Lazio nel 2016 quasi per caso (viene promosso dalla primavera quando sfuma all’ultimo “el loco” Bielsa che riteneva il suo stipendio troppo basso) e si fa carico di una situazione molto complicata, una netta spaccatura tra tifoseria e società. Basti pensare che alla partita del suo debutto accorrono allo stadio meno di 5mila persone. Saranno i risultati, però, a ripagare i suoi momenti più oscuri. Sotto la sua gestione, infatti, le Aquile vinceranno una Supercoppa nel 2017 e nel 2019 (entrambe con la Juve) e una Coppa Italia nel medesimo anno. Conquista così man mano la fiducia dei tifosi biancocelesti. “Simone Inzaghi è la Lazio”, questa è una frase iconica nata, non tanto per i trofei, ma quanto per la fede laziale dell’allenatore e l’entusiasmo che è riuscito a trasmettere a tutta la piazza. L’apice arriva nella stagione 19/20: la Lazio sfiora lo scudetto, ma riesce comunque a tornare in Champions League dopo 13 anni. Tutti, incluso lo stesso Inzaghi, si aspettano molto dal mercato estivo per competere a livelli elevati, ma così non accade. Lui chiede dei giocatori e non viene accontentato. Si sa che alla base di ogni rapporto c’è il rispetto, ma quando questo viene a mancare? Il contratto dell’allenatore scadrà nel 2021 e, con queste premesse, il rinnovo sembra molto lontano…sarà l’inizio di una nuova era o il prosieguo di una grande storia d’amore? Solo il tempo ce lo dirà

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