Di Matteo Grassi. Continua il vento americano a Roma: ma la piazza si chiede se finirà in bufera anche questa volta. La gestione Pallotta ha alimentato speranze, fatto crollare illusione ed ha finito per esacerbare gli animi. Dan Friedkin, questo è il nome del magnate americano neo presidente della  AS Roma, al quale spetta l’ingrato compito di risollevare una tifoseria e una squadra come non più vincente e da troppo tempo vittima di pessime gestioni societarie. Riuscirà a far meglio del predecessore James Pallotta? Gli interrogativi sono tanti e a rendere diffidenti i tifosi è per prima cosa l’estraneità di Friedkin al mondo calcistico, noto infatti  per essere il presidente del marchio automobilistico Toyota, saprà risolvere tutte le questioni lasciate in sospeso dal suo predecessore e soprattuto riuscirà a riportare la Roma tra le “grandi” nel panorama europeo?  Sicuramente il primo passo fondamentale da compiere è evidenziare  gli errori che Friedkin non può permettersi di ripetere. A discapito della vecchia società infatti, nonostante le restrizioni legate al COVID 19, la nuova dirigenza ha mostrato subito massima partecipazione e coinvolgimento seguendo la squadra anche nelle trasferte. La tifoseria però rischia nuovamente di rimanere delusa, poiché ci si aspettava una squadra fin da subito competitiva, con innesti importanti i quali sembrano non essere arrivati. Unica nota positiva sul fronte cessioni, che a differenza degli anni scorsi, sono state più oculate e non hanno rivoluzionato la squadra. Non c’è stata la necessità di fare plusvalenze vendendo i top player, costante invece della gestione Pallotta. Un  altro nodo che Friedkin dovrà essere bravo a sciogliere è quello dello stadio di proprietà, la quale costruzione viene ormai posticipata da anni. Il tempo darà le risposte che tutti gli appassionati di calcio, e a maggior ragione i tifosi romanisti, stanno aspettando.

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