Di Beatrice D’Erasmini.  A volte ritornano: ed in questo periodo, per i motivi che vedremo, tornano più numerosi di prima. Protagonsta il Revenge Porn, o più precisamente il fenomeno di condivisione non consensuale di materiale intimo, e d i suo “squallidi” protagonisti che sembra, stando alle ultime notizie, essere in aumento. Tornano quindi i gruppi di Telegram dai nomi più aberranti, che si prestano a diffondere in modo incontrollato foto e contatti di ragazze che spesso non hanno idea di essere state coinvolte da questa tormenta, o almeno così sembrerebbe.  Questo fenomeno fa parte della violenza di genere e dei sottili meccanismi con cui agisce la cultura dello stupro che continua a perpetuarsi e che ad oggi dispone di sempre più servizi e più modi per ferire nel profondo le proprie vittime. Cosa prevede questo meccanismo per le donne? Ha un trattamento molto preciso, che si articola nell’oggettificazione del proprio corpo, per cui quel corpo non rappresenterà più una persona, ma sarà vista solo come strumento erotico di cui servirsi, di cui godere, senza il minimo consenso della proprietaria del corpo, che quindi sarà resa ufficialmente una vittima. Altro non è che uno stupro virtuale e come ogni altro stupro, il passaggio successivo alla violenza, nella nostra cultura dello stupro, è il “victim blaming”, ovvero colpevolizzare la vittima, la quale infatti si sentirà sporca, sbagliata, colpevole, inconsapevole.  È il sistema che è aberrante, la cultura vigliacca  e ipocrita che vuole apparire come progressista, ma che invece è ancora molto attaccata all’idea patriarcale della donna e che quindi in casi di violenza come questa, non sostiene la vittima, ma preferisce spostarla sul lato del torto. Ci sono state donne che, vittime di questo tipo di violenza, si sono uccise per la vergogna. È necessario mandare un messaggio più chiaro a proposito dell’inadeguatezza del sistema? Una donna che si uccide per vergogna, è una donna che è stata lasciata sola, che è stata fatta sentire colpevole quando non aveva alcuna colpa, è una donna che vive in un sistema che preferisce mantenersi nell’ingiustizia piuttosto che mettersi in discussione, riconoscersi come patriarcale e violento e cambiare una volta per tutte. La solitudine di molte  donne è un dato sempre più preoccupante: ogni donna è costretta a cautelarsi autonomamente, perché non ci sarà nessuno a proteggerla da potenziali pericoli e se dovesse succederle qualcosa, in pochi le crederanno e la aiuteranno ad allontanarsi in sicurezza da una situazione di violenza, a denunciare chi le ha fatto del male, chi ha violato la sua privacy, chi ha tradito la sua fiducia, ma sarà ricambiata da un dolore con cui dovrà fare i conti nuovamente da sola. La condanna incondizionata di questi  fenomeni aberranti contro la figura della donna non può né deve abbassare la guardia .