Di Angelica Grieco. Silenzio. Tutto ciò che esce dalla loro bocca, è il silenzio.  Maledettamente strozzato, rimasto in gola e le grida soffocate.

È così che si resta intrappolate nella vergogna di non essere state capaci di dire ‘’No’’ al proprio partner e nell’ umiliazione dell’esser state abusate.

‘’Coercizione’’ è il termine più adatto per definire una situazione simile con il proprio partner: un’oppressione, fisica o psicologica, tale da impedire qualunque tipo di reazione da parte della vittima durante un rapporto sessuale, persino la parola.

Pensare di poter offendere il proprio amante rifiutandolo però, pensare alle ripercussioni che questo causerebbe alla propria relazione ed elaborare, nel tempo, un senso di colpa per le mancate reazioni, permette a questa terribile routine di essere sempre più ricorrente.

Questo circolo vizioso favorisce il maturare della sensazione di vergogna, orrore e disprezzo verso sé stesse senza sapere però che, il silenzio, è solo un istinto di sopravvivenza a ciò che di peggiore potrebbe succedere: un femminicidio.

Gli effetti peggiori di un rapporto indesiderato con il proprio partner però si presentano, il più delle volte, dopo mesi, a volte anni di relazione e sottomissione e permangono a lungo.

Insonnia, claustrofobia, depressione, desiderio di lavarsi ossessivamente (l’odio verso l’odore del partner diventa ossessivo) e, nei peggiori casi, tentativi di suicidio od abuso di alcol sono tra le conseguenze più.

Ad aggravare queste sensazioni è la mancata comunicazione o richiesta di aiuto: una vittima di un rapporto sessuale indesiderato con il proprio amante, quasi mai trova conforto in amici o parenti. Il silenzio è dovuto alla sensazione di vergogna e al senso di responsabilità verso l’accaduto, ma è bene ricordare che, a volte, chi tace non acconsente.