Di Alessandro Gibertini. Abisso promosso, con qualche sbavatura.
L’arbitro napoletano, insieme ai suoi due collaboratori, porta a casa una sufficienza per la conduzione di gioco. Ma la parola giusta non è impeccabilità.
Una partita dai mille risvolti quella di stasera all’Olimpico. Entrambe la squadre con il fuoco agli occhi, con la voglia di confermarsi sui piani alti della classifica. Dirigere match così non è impresa facile. Eppure nella maggior parte dei casi, Abisso si mostra sempre pronto e non perde di lucidità. Sono molti i casi in cui deve intervenire. Alcuni decisivi. Un possibile fallo reclamato da Milinkovic sullo svolgersi dell’azione del primo gol del Verona. Non segnalato, giustamente. Un altro sull’azione del secondo gol sempre della formazione di Juric. Un presunto pestone sul retropassaggio killer di Radu. Anche qui, non si prendono provvedimenti. Valutazione giusta del direttore di gara. L’ultimo, non per importanza, è il tocco supposto su Immobile in area di rigore. Anche in questo caso, non c’è nulla. L’attaccante biancoceleste non si sofferma neanche sulle proteste.
Abisso si mostra poco paziente. Molte sono le ammonizioni tirate fuori dal suo taschino. E su questo c’è da dire qualcosa. Siamo sul 2 a 1 per i biancoblu. Gli animi sono tesi. L’arbitro, invece di placare la tensione, l’accresce. I giocatori del Verona trovano ogni pretesto per perdere tempo. E la Lazio ne subisce la conseguenze. Cartellini per proteste come se piovessero. Giuste alcune, ma esagerate altre.
Alla fine vengono persi anche alcuni minuti. Non puntualmente recuperati dal direttore di gara. All’appello manca quasi un minuto.