Di Andrea Gonini. L’anticipo valido per la diciottesima giornata di serie A equivale al derby di Roma. Il derby della Capitale é una gara estremamente sentita per entrambe le tifoserie e club, stesso discorso va fatto però anche per la squadra arbitrale, trovandosi di fronte a grosse responsabilità. Dirigire e gestire un derby, come la storia ha insegnato, è un compito tutt’altro che facile.
Il direttore di gara designato per questa sfida é stato il signor Daniele Orsato, seguito dagli assistenti Meli e Mondin e dal Var Mazzoleni. Il fischietto veneto ha diretto quattro derby tra Roma e Lazio, e i giallorossi non sono mai riusciti a vincere.
Orsato all’inizio illude ad una conduzione arbitrale all’inglese, fischia poco e lascia spesso correre. Col passare dei minuti però, quando la partita stava entrando in clima derby, cambia questo suo atteggiamento: inizia a fischiare ogni volta che se ne presenta l’occasione con tanto di cartellini gialli. Gli ammoniti a fine gara saranno sette: quattro per la Lazio, tre per la Roma.
Discutibile la conduzione del match da parte della terna arbitrale. Le polemiche arrivano al minuto ventitre del primo tempo, quando la Lazio trova il raddoppio: Lazzari cade per un presunto contatto con Ibañez e nel mentre sembra toccare la palla con l’avambraccio, poi si rialza e serve l’assist a Luis Alberto.
Successivamente, sul tiro dello spagnolo, Caicedo é davanti a Pau Lopez e anche dalla linea dei difensori giallorossi, in evidente fuorigioco, impedendo al portiere spagnolo di veder partire il tiro. Ma Orsato valuta che Caicedo non disturbi la visuale al portiere della Roma e Mazzoleni, e il VAR non contraddice l’arbitro.
Tuttavia, nella ripresa, il netto divario tra le due squadre in campo agevola la gestione del direttore di gara. La partita, come da pronostico, continua però ad essere numerosa di falli. Orsato non vuole che questo prendi il sopravvento su una partita che fino ad allora é stata abbastanza tranquilla, di conseguenza é costretto a fermare le continue contestazioni da parte dei due allenatori e delle rispettive panchine. Inspiegabili sono i sei minuti di recupero nel finale, quando le sorti della partita erano già scritte.