Di Giulia Capobianco “Dovresti astenerti dal fare commenti sarcastici o poco carini nei confronti di tuo marito, nel caso in cui non fosse attivo nelle mansioni domestiche. Dovresti contare fino a venti prima di rispondere. Tu, o donna, dovresti pensare a truccarti e a non trascurarti mai, invece di infastidire tuo marito. Tu, dovresti limitarti a ridacchiare timidamente”. Non sono dialoghi di una storia fantastica. Non sono le norme di uno stupido ed insignificante gioco sessista o le riportate citazioni di un film del passato. Sono parole vere, reali, attuali e che vibrano dentro. Vibrano e urlano da lontano. Sono le parole che il Ministro per le Donne, la Famiglia e lo Sviluppo della Comunità malese, ha deciso di “regalare” proprio alle donne. È accaduto quasi un anno fa, ma l’eco è forte e continua a tuonare come mai prima.
Lo ha fatto lanciando una campagna sui social, accompagnata dall’hashtag #WomenPreventCOVID19 e con tanto di disegni esplicativi, per far sì che il messaggio fosse ben chiaro e messo immediatamente in pratica dalle donne della sua comunità. Le “brave mogli” avrebbero dovuto assumere un comportamento consono nei confronti dei loro consorti durante i lockdown, e a monitorare il tutto, il governo, che ha generosamente donato questa campagna. Una campagna che è stata poi successivamente eliminata dai social dopo aver provocato lo sdegno di numerosi lettori che si sono precipitati ad esprimere la loro opinione tra i commenti. Eliminata, bannata. Bannata come la donna in tuta. Si perché non è curata. Perché la donna in tuta non va bene. Quella donna che, in tuta, viene avvolta da una grande croce rossa.
In Malesia questo, è stato ed è solo uno dei milioni e milioni di eventi sessisti che avvengono sullo scenario quotidiano. “Tu o, donna, devi pensare a truccarti”. “Tu, o donna, non devi infastidire tuo marito”. “Pensa a toglierti quella tuta”. In Malesia, questa la chiamano “Cultura”. In Malesia questo è solo l’esempio più esplicativo di come la donna possa essere considerata infima, inferiore ed insignificante rispetto all’uomo. Perché accade tutti i giorni. Sono le cosiddette “corrette norme di controllo per una donna”. È aberrante scoprire che un personaggio politico, fra l’altro Ministro delle donne, applichi questo tipo di “cultura”, rendendola obbligatoria come fossero norme buon costume. Un ministro che dovrebbe tutelare il suo popolo, non screditarlo. Un Ministro, fra l’altro, donna.
Ma riprendiamo il nostro bagaglio e rimettiamoci in viaggio. Torniamo in Italia. Probabilmente siamo un passo in avanti. Perché uno solo, vi starete chiedendo…perché “Il mio corpo è adorato come fosse un ‘cosa’, le mie mani come fossero una macchina.” “Tu non fai niente, tu non servi, vattene o ti ammazzo”. Perché c’è violenza estrema e sanguinosa. C’è violenza anche e solo con quelle parole bastarde che si conficcano nella mente. Come un tamburo ribattono arbitrariamente e non hanno intenzione di andare via. Lasciano una macchia di quelle indelebili, cancellate solo con il sangue di quegli infimi stracci a terra e un tacco a spillo giù per le scale. C’è chi sta in silenzio ma prova a scappare dopo una vita da serva. “Tu non vali nulla”. C’è chi crede a queste parole…“lui lo dice sempre, ed ha ragione”.