Di Francesco Stefanelli. 1995, Palm Desert, California. Duri e granitici sono i palchi calcati nella Valley dai giovani del posto, le chitarre si fanno più dure e il terreno desertico si impregna di una miscela esplosiva a base di peyote e distorsioni. I fautori di questa nuova corrente che scosse la metà degli anni 90, lo stoner rock, sono i Kyuss, una band che in pochissimi anni sono passati dai concerti nel deserto muniti di gruppi elettrogeni ai tour mondiali di spalla a colossi come i Metallica, reinventando il genere psychedelic mescolandolo al sound sabbathiano, ed il loro masterpiece è niente meno che l’album Welcome To Sky Valley. L’LP rappresenta il punto cardine del genere e l’opera magna del gruppo californiano, in cui spicca alla chitarra il futuro leader dei Queens of the Stone Age Josh Homme, ritenuto un outsider molto prolifico e sperimentale nel sound, cosa che si riflette nell’album. La brezza gelida notturna del deserto, le piante grasse, le allucinazioni da LSD e lo sbattere di ali degli avvoltoi immergono l’ascoltatore in un trip di droghe in un alternarsi tra riff sciamanici ambient e pesanti riff metal, dando luogo alla magia che offre quel lato nascosto della Valley. 3 sono le suite che suddividono l’opera, partendo dal potente pugno nello stomaco che rifila Gardenia, seguita dall’ambient iracondo della strumentale Asteroid per poi tornare al classico sound in Supa Scoopa and Mighty Scoop. 100 Degrees con la sua intro col wah pedal getta una scarica di adrenalina nei successivi minuti della canzone, per portare ad ebollizione l’ascoltatore e farlo rilassare successivamente con la lisergica Space Cadet, dove l’influenza psychedelic si fa sentire tutta. Si conclude la seconda suite con Demon Cleaner. L’ultimo terzetto composto da Odyseey, Conan Troutman e N.O. segnano la massima eccessività nella Valley che culmina con la strumentale Whitewater, terminando così il folle viaggio intrapreso nel deserto, corroborato da viaggi mentali all’insegna di trip lisergici e dalla libertà dello spirito.