Di Fabiana Fava. Gli Spada di Ostia, una famiglia arrivata a Roma dall’Abruzzo negli anni cinquanta, conta legami di parentela con il clan dei Casamonica e da anni domina e gestisce il quartiere del litorale romano.
Il 18 ottobre 2018, data in cui prese avvio il maxiprocesso al clan Spada, il Tribunale di Roma in una sentenza ha sancito che quella esercitata ad Ostia dagli Spada “è mafia”. Successivamente, sempre nel corso del processo è stata confermata la condanna di tre esponenti del clan con l’accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso.
I tre condannati all’ergastolo nel 2018 erano Carmine detto “Romoletto”, Roberto e Ottavio Spada, accusati di essere i mandanti del duplice omicidio di Galleone e Antonini, membri di un clan rivale, avvenuto nel 2011.
Il 12 gennaio 2021 il verdetto dei giudici della Corte d’assise d’appello ha confermato le condanne a 17 imputati al maxi processo contro il clan Spada con il riconoscimento dell’articolo 416 bis riguardante l’associazione di tipo mafioso. In alcuni casi però la Corte d’assise ha abbassato e/o dimezzato le pene richieste dal procuratore generale Francesco Mollace con delle assoluzioni per diversi capi di imputazione.
In particolare la Corte ha ridotto la pena a 17 anni di carcere a Carmine Spada, a 12 anni per Ottavio Spada, entrambi condannati in primo grado all’ergastolo. Mentre ha confermato l’ergastolo per Roberto Spada, precedentemente condannato per la testata inferta al giornalista di Rai 2 Daniele Piervincenzi.
Le attività criminali di cui sono accusati i membri della famiglia sotto processo vanno dall’estorsione alle violenze, intimidazioni, omicidi, usura e quello che sarebbe il loro business principale: la gestione delle case popolari della zona.
Nel complesso la Prima Corte di Assise d’appello di Roma ha emesso condanne per oltre 150 anni.