Di Martina Di Lernia.  La “giornata della memoria”: una data simbolo che ricorda la liberazione del campo di sterminio Auschwitz-Birkenau; ogni anno ne sentiamo parlare perché questo momento racchiude in sé tutto il dolore, l’annientamento e la devastante, cruda, orrenda realta subita  in quegli anni bui che vorremmo tanto non fossero mai avvenuti, ma che non possiamo assolutamente lasciare alle spalle, né tanto meno possiamo dimenticare. Sono una ferita che non potremmo mai rimarginare poiché troppo profonda nella nostra pelle, esattamente come quella dei “detenuti”.

Ogni anno, i pochi sopravvissuti dei campi di sterminio, si recano nelle scuole per diffondere le loro storie, fatte di sofferenza non solo fisiche, ma anche e soprattutto mentali, perché l’obbiettivo era proprio l’annientamento totale della persona che doveva essere spersonalizzata fino al non lasciare più traccia della sua esistenza in questo mondo.

Con il loro coraggio e le loro lacrime intrinseche di sofferenza e di ricordi, cercano di raccontarci cosa hanno patito, sperando che la loro terribile esperienza scateni qualcosa nel cuore di chi ascolta: la voglia di raccontare un domani quello che è successo alle nuove generazioni, quando loro non ci saranno più, in modo che nessuno più debba subire quello non solo quello che hanno vissuto loro ma lo sterminio di 6 milioni di ebrei.

Ancora oggi, però, ci sono persone che negano quello che è successo nei campi di sterminio, o che imbrattano con le effigi naziste i muri dei palazzi, dei ponti e quanto altro, e peggio, si divertono nel discriminare chi ritengono inferiore. Queste persone dimostrano di non aver imparato nulla dalla storia e di non aver mai ascoltato attentamente una delle tante testimonianze: come si può negare di fronte all’evidenza? come si può negare di fronte ad un uomo\una donna, che al solo ricordo o al vedere quei numeri impressi sulla loro pelle, sembra cadere letteralmente a pezzi? cosa è servito tutto questo dolore se non siamo riusciti a capire fino a dove l’odio può spingersi?

Dovremmo imparare che la giornata della memoria non è solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno: è una memoria che va conservata, onorata, perché abbiamo l’obbligo e il dovere di rendere questo mondo un posto migliore, adatto a tutti, anche per chi è diverso da noi.