Di Francesco Stefanelli. In un contesto dove a farla da padrona era il post-grunge, il brit-pop e il nascente nu metal, rimaneva un gruppo che andava oltre gli orizzonti dei canoni musicali mainstream. Venivano dalla California, precisamente da LA, ed il loro nome era Tool. nel 93′ si fecero conoscere al grande pubblico con il loro primo LP Undertow, un album basato sull’introspezione dell’animo umano in contesti quali sesso, droga e violenze con sonorità alternative mescolate alle poliritmie tipiche del progressive. Ma nel 1996 si ebbe la svolta definitiva. Si abbandonarono contesti più immanenti per esplorare territori trascendenti. Riprendendo il termine anima, spesso usata da Carl Jung, e congiungendolo con enema (cioè “clistere”), verrà alla luce il secondo album Ænima. Considerata la svolta stilistica del gruppo, vedrà un cambio di Line Up che porterà al radicale cambio artistico. Infatti il bassista Paul d’Amour lascerà la band per divergenze artistiche per far spazio a Justin Chancellor, che porterà linfa vitale al gruppo losangelino. Il nocciolo dell’album, che significa letteralmente “purga dell’anima”, è una denuncia ai dettami della società conformista dedita ai consumi, alle apparenze, al denaro e a tutto ciò che ha portato le persone ad omologarsi in automi dall’anima corrotta. La soluzione per espiare questa condanna non sarà delle migliori, certi del fatto che l’unica arma sia l’annichilimento della razza umana. Il disco apre con Stinkfist, dove il bisogno fisico e materiale delle cose coincide con il doversi sporcare le mani, aprirsi, per appagare i propri desideri più reconditi. Eulogy è un elogio funebre, elogio fatto verso Cristo, visto come un uomo suicida per i nostri peccati in cui la morte non sempre fa scorgere il divino, ma contraddittoriamente come si ascolta alla fine “Per salire al cielo devi crepare, devi essere crocifisso, per i nostri peccati e le nostre menzogne”. Si torna alla dimensione umana con la terza traccia H., una delle più criptiche dell’album. Non è chiaro se si riferisca alla dicotomia paradiso/inferno come due facce della stessa medaglia, ma potrebbe riferirsi alla dipendenza da eroina (Heroin) che intacca le nostre emozioni e le nostre decisioni, collegandosi anche all’incapacità umana di stare soli. Useful Idiot è uno dei tanti intermezzi presenti nell’LP, che serve a creare suspence per 46&2. Qui si esplorano territori surreali dell’animo umano, dove si combattono le proprie frustrazioni, la rabbia, per cambiare, cambiare la pelle, l’essere. E lo si fa attraverso il cambiamento della propria ombra, come espiazioni dei propri mali. Message to Harry Manback è lo sfogo di un italiano verso il frontman Maynard James Keenan per averlo cacciato da una festa. Hooker With a Penis è un insulto verso il consumismo delle case discografiche che vogliono approfittarsene “carnalmente” degli artisti. La cantilena da lunapark di Intermission fa da preambolo all’alienante Jimmy , una canzone autobiografica sul cantante Keenan in cui si narra della morte della madre da aneurisma cerebrale, ed il desiderio del figlio undicenne di starle accanto, quasi come un ossessione. Die Eier von Satan è una canzone joke dove si pensa sia un discorso nazista risalente alla seconda guerra mondiale, ma che in realtà è una ricetta per i biscotti. Pushit, con i suoi caratteri metafisici, tratta della teoria del fenomeno della repulsione-spinta, ovvero che due oggetti così contrapposti si allontanano e si accrescono tra di loro, in un infinito susseguirsi di antitesi tra bene e male, luce e oscurità, tra il proprio Io e l’Altro. In Cesaro Summability l’eco del pianto di un neonato presagisce la rinascita. Rinascita possibile solo dall’annientamento descritto nella successiva Ænema. Kennan qui diventa un profeta apocalittico, dando voce ad un disperato bisogno di una purga del genere umano per ristabilire l’ordine, descrivendo un futuro scenario coronato da tsunami, terremoti, sciami di meteore. Il fruscio della corrente in (-)Ions dà spazio all’ultima traccia del disco, Third Eye. La traccia più complessa, più articolata, più catartica. Si apre col monologo sulle droghe del comico Bill Hicks, amico della band morto in quell’anno. Collegandosi alla teoria del terzo occhio, la canzone vuole far riflettere l’ascoltatore, in quanto l’essere umano cela all’interno di sè il Terzo Occhio, ma è nascosto. Solamente dopo innumerevoli sbagli nella vita, cadute nei meandri oscuri dell’essere e il rigetto di fedi dogmatiche si potrà ascendere alla pace e scoprire l’occhio, liberandolo dal suo velo di Maya.