Di Angelica Grieco. L’ennesimo caso di femminicidio: è la città di Canossa che oggi piange la morte di Liliana Beatriz Stefanatto, uccisa dall’ex compagno in Argentina.
Dopo anni a Canossa, la cinquantaquattrenne argentina torna a vivere in Sud America, ricordata dagli amici come una donna sorridente seppur con un dolore immenso sulle spalle: la morte del figlio Andrea avvenuta poco tempo prima.
È a cento km da Cordoba che Liliana viene assassinata, uccisa con un oggetto contundente dall’ex compagno Ignacio Emilio Aldeco, arrestato solo dopo il femminicidio, ma denunciato già in precedenza dalla stessa donna per violenza.
Filmati che lo riprendono, i vestiti in casa sporchi di sangue e la testimonianza dei vicini: le prove contro Aldeco sono schiaccianti.
In Argentina, tra gennaio e febbraio, c’è stato un aumento del 9,1% dei femminicidi rispetto al 2019; in quattordici giorni, infatti, sono state uccise dodici donne.
Secondo i dati Istat, invece, dal 2014 ad oggi, Il 20,2%, cioè 4 milioni e 353 mila donne hanno subito violenza fisica in tutto il mondo, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
E ieri 4 febbraio 2021, un nuovo caso di femminicidio che si aggiunge a questa lunga lista di dati, che non solo lascia crescere nelle donne la rabbia verso questa piaga sociale, ma anche il pensiero che, purtroppo, non sarà nemmeno l’ultimo. Un nuovo caso che lascia spazio alla terribile idea che Liliana sarà solo una tra le tante altre donne che verranno uccise, maltrattate e umiliate.
La più vergognosa violazione dei diritti umani, l’atto più ignobile che un uomo possa compiere. L’ennesimo, non l’ultimo.