Di Francesco Stefanelli. Soleggianti spiagge, bikini succinti, tavola in mano e Vans ai piedi. L’aria che si respira è quella della spiaggia californiana densa di comitive che passano il tempo tra un trick in skate e una Dr.Pepper diluita, il tutto condito da uno stereo portatile e del punk in formato cd. Nel 98′ uscì uno dei capisaldi del pop punk che fece entrare il genere di diritto nel mainstream diffondendo la giornata tipica dell’adolescente americano ribelle. nel 98′ uscì Americana degli Offspring. Un disco contraddistinto da sonorità più radio friendly rispetto ai lavori precedenti, Americana è un album che dà il successo mondiale alla band losangelina elevandola a portabandiera della nuova deriva del punk americano insieme ad altri gruppi come Sum41 e Blink 182. I ritmi scapestrati tipici del punk vecchia scuola si sopiscono per una ricerca della hit in classifica, non tralasciando però qualche momento di furia incontrollata tipici del genere. “Welcome to Americana, please make your selection followed by the pound sign now” è l’introduzione al disco da parte del chitarrista e amico della band John Mayer, catapultando fin da subito l’ascoltatore in un mondo irriverente che nasconde qualche sasso nella scarpa. Have you Ever è la prima vera traccia dell’album, scandita fin da subito dalle urla del cantante Dexter Holland “i’m falling“, dove ci si immerge in un contesto di paranoia e insicurezza tipica del teenager anni 90 per finire poi in una liberazione dalla pressione frustrante di quel peso. Un riff in palm muted carica la foga in un crescendo sempre più veloce con Staring at the Sun, dove la rabbia del sound incorpora a dovere il messaggio del testo: mai arrendersi. Provarci sempre. Pretty fly (For a white guy) è una delle hit che fece boom nelle radio del settore, con l’esergo iniziale preso in prestito da Rock of Ages dei Def Leppard. Il ragazzo bianco cerca di sconfinare in un territorio stereotipato risultando il Vanilla Ice 2.0. The Kids aren’t Alright è una richiesta verso coloro che hanno trascurato i propri figli, non accorgendosi come essi abbiano gettato la loro vita nei modi più disparati. Sentimenti di odio e disgusto trovano il loro momento in Feelings, dove la rabbia ormai ha preso il sopravvento su qualsiasi emozione verso il prossimo. She’s Got Issues narra di una coppia dove lui è il narratore della storia, lei la protagonista, tormentata dai problemi psicologici che non la lasceranno finchè non proverà veramente a liberarsene. Il crimine non paga sempre, anzi a una certa presenta il conto delle sue azioni, e Walla Walla lo racconta dal punto di vista di narratore esterno che vede un uomo finire definitivamente in carcere. The end of the line è una dedica ad un amico del cantante morto suicida in un incidente stradale, spiegando come ci si sente inermi di fronte ad una simile dolore. Bisogna, ad un certo punto, avere un freno nelle situazioni sature di tensioni, quando si è sul punto di rottura, e No Brakes esorta a sapersi fermare se si vuole raggiungere la quiete. Why Don’t You Get a Job è un monito a trovarsi un lavoro rivolto verso quelle donne e quegli uomini che nella vita non fanno nulla e si approfittano degli altri per il proprio guadagno. Americana incarna la denuncia verso il consumismo americano e gli effetti che si percuotono sulle persone. Parola d’ordine: Di più. L’album si chiude con Pay the Man, un confronto dualista tra un uomo idealista, forte delle convinzioni che la vita è fatta di libere scelte e che l’uomo ne è pieno padrone, e un uomo realista che sà che l’uomo è un burattino nelle mani di un potere celato e superiore che decide delle vite umane.
di Francesco Stefanelli