WESTWORLD: LA RESA DI UN MONDO PARALLELO DOVE TUTTO è CONCESSO
Di Giulia Orsi. L’essere umano si è sempre chiesto cosa si cela dietro il manto blu del cielo, le ipotesi in cinematografia proposte sono state, nel corse della storia, molteplici ma senza dubbio la più distopica ed inquietante è stata la visione manovrata del mondo di Matrix che probabilmente, in un certo qual senso , ha influenzato massicciamente l’immaginazione delle generazioni successive. Con la serie Westworld prodotta da HBO nel 2014 si è raggiunto l’apice della visione materialistica del mondo: difatti la serie è incentrata su un parco “divertimenti” a tema west abitato da dei robot con sembianze umane dove, appunto, gli umani posso andare a divertirsi, ma come? Abusando degli abitanti di quel microcosmo, stuprandoli, uccidendoli e smembrandoli. L’indomani, chi sarà sottoposto a queste barbarie, verrà rimesso in piedi e riprogrammato, dimenticando quanto di grottesco gli è stato fatto. Tutto prosegue, usando un eufemismo, liscio finché alcuni di questi umanoidi prendono coscienza di se e da quel momento in poi ci sarà una inversione di rotta. La storia è tratta dal libro Il mondo dei robot di Michael Crichton, stesso scrittore di Jurassic Park, e la concomitanza che si riscontra in entrambe i testi è la presenza dell’uomo che gioca a fare Dio disponendo della Natura, ne crea di artificiali ma più e più volte come in una continua ruota la Natura si riprende ciò che gli è stato tolto. In Westworld questo è il passaggio più profondo, chiave della serie, in cui la macchina, che è il prodotto di qualcuno, che fra l’altro ricerca angosciosamente il suo di creatore, rompe le sue catene e ricerca il suo di spazio nell’universo. La serie è un labirinto di personaggi, ognuno con delle peculiarità specifiche che irrimediabilmente portano chi osserva a patteggiare per gli oppressi, che vengono presentati già nella prima mezz’ora del primo episodio ma non per questo si arriva a comprendere la storia che è tenuta in piedi da una ossatura pesante tipica del regista Jonathan Nolan. Il cast è la premessa che funge da promessa per una grande serie, oggi arrivata alla sua terza stagione, ed è composto da: Evan Rachel Wood, Anthony Hopkins ed Ed Harris. Se si riesce a superare l’immoralità dei gesti perpetrati verso alcuni dei protagonisti, Westworld è uno di quei telefilm da vedere e commentare e da non perdere per la potenza del suo messaggio e l’idea straordinaria che lo muove.