Di Giulia Capobianco. Dal Buio alla Luce. Dal nero al bianco. Dalla morte alla rinascita. Perdersi per poi ritrovarsi. Perdersi tra le ombre di un ostacolo all’interno di un labirinto senza via di uscita. Ritrovarsi cambiati, migliori, con nuovi strumenti tra le mani, di quelli inossidabili, con nuove prospettive con cui aprire la porta del labirinto. Ma cosa vuol dire realmente risorgere? È Possibile poi, risorgere più volte?
Noi giornalisti di vita scriviamo. Scriviamo aprendo noi stessi, la nostra vita, i nostri ricordi avvolti da un lucchetto d’acciaio. Scriviamo sul quotidiano del nostro percorso, denunciando gli attimi culminati da disorientamento e paura, gli attimi in cui la nostra guida, la nostra bussola, cade nel vuoto ad una velocità che fa rumore. Perdersi e distaccarsi completamente dalla bussola ci cambia. Con la stessa velocità ci porta in un percorso quasi interamente catartico, contornato da specchi. Solo uno sguardo attento verso il riflesso di quegli specchi potrà ricomporre la bussola.
Parlare di resurrezione come rinascita, non è facile. Non è mai facile ammettere di aver fatto cadere la bussola, di essere catapultati nella morte di un istante. Ma noi giornalisti riusciamo a spogliarci e ad ammettere di averlo fatto. La resurrezione appartiene ad ognuno di noi. Significa cambiare, significa comprendere, significa crescere. Comprendere di aver intrapreso una strada con i compagni di viaggio sbagliati. Comprendere di avere bisogno di mettersi in discussione, di fare i conti con se stessi. In spalla una valigia, con abiti confusi, senza colore. Quella stessa valigia però contiene anche la chiarezza, è solo in fondo.
Risorgere non è mai una sconfitta. Risorgere è rinascere in una nuova veste, con abiti nuovi, sempre contenuti nella stessa valigia. Risorgere è vincere, è ammettere di avere avuto un viaggio tortuoso. Alcune volte il viaggio è più lungo. Ci si ferma spesso, sperimentando diverse tappe, si rinasce ancora e ancora. Altre volte è breve, fatto di attimi che formano e informano, smacchiano e regalano la risposta. Non può esistere resurrezione senza aver sentito, sulla propria pelle, la passione. Non c’è resurrezione senza dolore