Di Sara Condrò. Tiriamo un sospiro di sollievo: alla fine la Superlega non si farà. Si conclude così il match che ha visto scontrarsi vecchio contro nuovo, passione contro soldi, tifosi contro società: con il “campionato dei ricchi” che ha fatto il botto. Ad averla vinta è il calcio attuale, quello che tutti conosciamo. Non un campionato che si raggiunge per meritocrazia, e accessibile a tutti ma bensì basato sui soldi, sulla storia di una squadra. Un campionato mirato solo ad accrescere il divario tra piccole e grandi realtà, e a spegnere i sogni dei tifosi e di tutti quei club che scendono in campo con l’obbiettivo di raggiungere le competizioni maggiori. Un trofeo che vuole sanare i debiti dei team con la storia più importante, per non infangarne il buon nome.
Proprio quando sembrava essersi ormai concretizzato il progetto, le società inglesi scelgono di ritirarsi, seguite poi da Juventus, Inter e Milan. “SuperLega senza inglesi? Non é più il caso.” parla cosí Agnelli, “Tifosi scusateci.” dice Maldini. Complici di questa grande resa in primo luogo i tifosi, che da subito hanno scelto di protestare e farsi sentire a gran voce, di non accettare la proposta di un calcio statico e privo di sorprese, ma piuttosto di rinunciare alla loro passione per dimostrare che questa non può basarsi sul denaro. Il calcio è sempre stato mosso dalla passione per i colori, per le maglie, dalla sana competizione in cui le due squadre più forti d’Europa sono quelle che si sfidano nella finale di Champions League dopo un anno di percorso per qualificarvisi. Non dovrebbe esistere in questo sport il pregiudizio di sapere già prima di cominciare quali sono le squadre più forti, che meritano un girone a parte.
Altre grandi ribellioni sono state quelle di FIFA e UEFA, che con grande personalità dichiarano chiaramente che i club partecipanti alla SuperLega non saranno ammessi ai rispettivi campionati della propria nazione, ne a Champions ed Europa League. Impossibile per i giocatori partecipanti a questo nuovo campionato anche prendere parte ad europei e mondiali con le proprie squadre nazionali. Insomma, calcio che perderebbe ogni colpo di scena e la spettacolarità dei “big match” che siamo soliti attendere con molta tensione per tutta la settimana.
I club fondatori della SuperLega però non hanno affatto rinunciato all’idea, anzi sostengono che il calcio attuale non funzioni, che, nonostante si neghi, ci sia ancora bisogno di un’innovazione, e che di conseguenza il progetto Super League vada solo rivisitato e migliorato, ma prima o poi verrà comunque realizzato.
Per il momento siamo dunque al fischio finale. La SuperLega ha perso questo primo match, ma ci ha lasciati promettendoci che sicuramente ci sarà l’incontro di ritorno.