Nomadland: Il film premio Oscar che racconta un’insolita America
di Giulia Orsi. Il dolore di una persona può incarnare tante forme, può raggiungere tante vie e le strade battute sono infinite. Proprio questo è il tema centrale del film premio Oscar Nomadland: una donna di nome Fern, dopo aver perso suo marito ed aver raggiunto picchi di grande povertà a causa della grande recessione del 2008, decide di lasciare la sua casa e di viaggiare in lungo ed in largo per l’America a bordo del suo van. Questo film della regista Chloé Zhao scardina la sedimentata visione della vita, soprattutto in età avanzata, in cui chiunque dovrebbe avere, idealmente, una casa, dei figli pronti a sostenere i genitori ed un giardino curato dove poter trascorrere i pomeriggi ed invece Fern decide di ricercare la sua libertà, di fare pace con il suo dolore e di mettere le sue necessità davanti a tutto. Alla protagonista non mancano le occasioni per “restare”: amici, familiari, un nuovo amore e diversi lavori ma lei preferisce seguire le stagioni, le fasi del sole ed andare dove la porta il cuore. Una riappacificazione con la solitudine che troppo spesso è nascosta dietro il mantello in questa società occidentale dove tutto ciò che è negativo viene messo alla porta. Questo non è il caso di Nomadland che insegna quanto dal dolore si possa generare ciò che nessuno ha il coraggio di fare di se stesso, trovando la forza di mettersi al centro e di vivere solo di quello che l’animo richiede. Nulla è scontato in queste due ore di film, neanche i silenzi di una fantastica Frances McDormand che interpreta la protagonista. Gli scenari sono brulli, selvaggi come il racconto di questa America del sottosuolo, quella terra infinita che la folla non conosce pedissequamente alla storia dei questi personaggi, infatti, nessuno di loro è ciò che arriva dall’immaginario comune: qui si parla degli americani con l’animo ferito, quelli che non hanno interesse a stare nel grande tumulto cittadino e che non rincorrono il benessere materiale, ma che preferiscono proseguire la vita con le loro risorse contando solo sulle proprie gambe, alla ricerca di tutto, alla ricerca di se, alla ricerca dei ricordi e di come liberarsi di essi, scegliendo di essere nomadi.