Di Leonardo Ricciardi. Quest’anno ho frequentato il laboratorio più interessante della facoltà mio avviso…
Ma lasciate che mi presenti:
il mio nome è Leonardo Ricciardi, sono al primo anno di università´, e come la maggior parte dei ragazzi iscritti, non sappiamo cosa aspettarci dal primo anno accademico, a partire dalle persone che si possono incontrare al cortile, tra i corridoi e in aula.
Ad Ottobre del 2020, ho deciso di frequentare questo Laboratorio, essendo amante di calcio ero sicuro di riuscire a fare bene come giornalista sportivo, una volta iscritto al corso, mi arrivò un messaggio dal professore in persona, mi diede il benvenuto nel suo laboratorio, da subito mi sono sentito come a casa, vista la cordialità´, il rispetto, il sentimento che in primis il professore aveva per questa materia.
Dalla prima lezione mi sentivo sicuro di me e allo stesso tempo indeciso, ma con il passare delle settimane, capii, che non sarebbe stato un classico corso di laurea, ma un vero e proprio percorso intellettuale.
Iniziai a scrivere articoli, con tanti errori grammaticali, con attacchi non di pancia, scrivendo da tifoso e il professore non faceva che dirmi questo non è giornalismo di vita…
Non riuscivo proprio a capire cosa fosse questo benedetto “giornalismo di vita”, andai dal professore e mi disse: “a me non interessano le pagelle, mi interessa cosa pensa riccio”.
E cosi capii che cosa dovevo fare, con grande determinazione iniziai a scrivere tutti gli articoli che potevo, correggendomi più e più volte, cercando di mettere una parte di me all’interno di ogni pezzo, cosi i risultati iniziarono ad arrivare.
Le prime lezioni sembravano non finire più`, inizialmente pensavo che durassero troppo, ma non erano le lezioni a durare troppo, ero io che duravo troppo poco, cosi ho imparato ad ascoltare le persone, a capire cosa stessero dicendo, a cogliere i messaggi dei miei colleghi, anche quando su argomenti delicati non ci si trovava d’accordo.
Mi sono accorto del mio cambiamento proprio nelle lezioni finali, pensando tra me e me stesso, mi sono detto:” sono già passate due ore”.
Se qualcuno mi dovesse fare la domanda: perché dovrei iscrivermi a questo laboratorio?
Io direi molto semplicemente che non importa se a te piaccia o meno fare il giornalista, non importa quanto tu sappia scrivere bene, quanto tu sia informato in politica, sport e cinema. Ma importa il sentimento, il valore che tu dai alle persone, il valore che dai al dialogo, al rispetto, e frequentando il Laboratorio le conoscenze arrivano con impegno e dedizione, grazie al professore, alle assistenti Giovanna e Giulia e ai tuoi colleghi.
Mi sono trovato davvero bene con il Laboratorio di redazione giornalistica, e sarò sempre grato, per avermi insegnato ad ascoltare con rispetto, a saper aspettare il proprio turno, a non dipendere da nessuno, ma soprattutto a non avere peli sulla lingua.