Di Chiara Sabatini. Operazioni condotte dalla polizia che hanno rivelato collegamenti mafiosi molto stretti tra la mafia del sud e quella dei litorali romani, come per esempio l’operazione “Equilibri”, durante la quale è stata evidenziata la presenza di un sodalizio mafioso tra la famiglia Fragalà, legata al clan catanese Santapaola- Ercolano, e un gruppo famigliare criminale, nei pressi di Torvajanica e Pomezia. Lo stesso anche per i comuni di Anzio e Nettuno, usati come succursali dagli uomini della ‘ndrangheta, dove le azioni antimafia si sono concluse con 39 arresti in carcere e 26 ai domiciliari. Per quante se ne verificano, le attività criminali nella Capitale sono un argomento sempre più presente nella nostra quotidianità ormai da anni. Come riporta la relazione semestrale della Direzione Antimafia infatti: “La vastità del territorio della città e la presenza di numerose attività commerciali fanno della Capitale un luogo favorevole per una silente infiltrazione delle organizzazioni mafiose del sud”. In particolare, dalle indagini ed inchieste messe in luce nel tempo, il litorale romano compreso tra Ostia e Nettuno, sembra funga da ponte per collegare la mafia del sud Italia, tra cui quella calabrese, siciliana, pugliese, campana, con quella della capitale, ripartita saldamente sotto il comando di più clan, tra cui si può citare per esempio il nome degli Spada, dei Fasciani e dei Triassi (famiglie comandanti di Ostia). Nello specifico, ad Ostia, il nome di queste tre famiglie, dal 1995 al 2013, ha condotto a ben diciotto anni di condizionamento della vita del litorale romano. Ovviamente la storia non è finita lì, tutt’ora attraverso gli interventi giudiziari si contano tantissimi arresti e crimini per mano dei loro eredi. Tutto questo genera paura e preoccupazione per le famiglie ostiensi, sia per la loro vita che quella che potrebbero intraprendere i loro figli se costretti o sedotti dalle offerte della facile vita che gli potrebbero dare i loro boss.