Di Giorgia Rinaldi. Il problema principale dei Casamonica , oltre all’attività criminale che compiono, è che sono inarrestabili anche da uno Stato che ha tutti i mezzi per fermarli ma che è latente per qualche ragione, che nessuno dice ad alta voce ma che tutti sanno. L’abbiamo visto con le loro ville imperiali ancora occupate nonostante i numerosi decreti di sequestro e di confisca, l’abbiamo visto quando l’INPS dona loro il reddito di cittadinanza nonostante posseggano dei fuoriserie e rubinetti in oro all’interno delle loro logge e l’abbiamo visto con il maxiprocesso al clan che ha finalmente messo nero su bianco che il nome Casamonica equivale a mafia. Tuttavia, nonostante le condanne, il capitolo Casamonica e giustizia rimane ancora aperto; i soprusi, le violenze e gli abusi sussistono. In mezzo alle strade di Roma ci si sente soli, per questo la stragrande maggioranza delle persone, per non essere ulteriormente vittime, decide di rimanere in silenzio. Si decide di rimanere in silenzio di fronte ad una mancata emissione di uno scontrino, di fronte a dei lavoratori non stipendiati o addirittura in nero, di fronte una classe politica che dichiara la parità di tutti ma che è evidente che sono i primi a non rispettarla C’è chi fatica una vita intera per avere un tetto sulla testa. C’è chi spende energie, forze e tempo guadagnando lo stretto necessario per sopravvivere o per vivere una vita agiata. C’è chi studia una vita intera per una prospettiva di futuro migliore. Questo cognome, radicato nella storia della malavita di Roma dal 1939, è noto all’orecchie di ogni cittadino romano e non solo; infatti, si deve prestare attenzione a non pronunciarlo invano. Questo cognome non è conosciuto solo dalla gente che ha sempre saputo che con i Casamonica fosse meglio non avere nulla a che fare, è noto a tutti perché la loro è una presenza tentacolare che riesce ad arrivare fino alle forze dell’ordine o fino a una classe politica, accordando sempre intese poco lecite. “Impara l’arte e mettila da parte”, è con questo proverbio che i Casamonica hanno iniziato il loro mestiere, se così si può definire. I sinti con roulotte e cavalli si sono spostati da Tortoreto a Roma per seguire le orme di Renatino De Pedis, ricordato come il boss della Banda della Magliana, dei Spada o del clan Di Silvio. I Casamonica sapevano con chi stavano avendo a che fare e sapevano che non stavano sbagliando se non volevano essere più ricordati come poveri zingari. E così dalle loro prime operazioni ricordate con l’appellativo “Gramigna” (una pianta infestante di prati e campi con elevata resistenza al calpestamento) i Casamonica si sono fatti strada e proprio come le gramigne hanno annientato la legalità nell’intero territorio laziale. Estorsioni, ricatti, uso della violenza, funerali con petali di rosa, ville in oro videosorvegliate, sottomissione della realtà imprenditoriale locale ma soprattutto omertà e impunità; è così che i Casamonica sono diventati per molti “i Re di Roma”. Caratteristici per i loro legami parentali, per i ruoli ben definiti che svolgono all’interno della loro attività, per le donne che sostengono i propri compagni perché sennò  punite severamente, i Casamonica con il tempo hanno ricostruito una gerarchia di potere esclusivo, diventando così “un’unica razza” come loro stessi si definiscono. Per chi non lo sapesse, i Casamonica si dividono in nuclei familiari, che sì sono legati tra loro, ma ogni nucleo ha un proprio capo che solitamente è il padre o il primogenito. Non esiste quindi, come spesso si è soliti a pensare, un capo assoluto dell’intera famiglia. Ogni nucleo poi si occupa della propria zona di competenza, ha la propria autonomia ma nei momenti di difficoltà, tutti sono a disposizione della famiglia, perché la famiglia rimane comunque il collante e il vincolo che lega il tutto. Ed è con quest’organizzazione di sangue che i Casamonica sono riusciti a mettere lo Stato al muro e a compiere maxi operazioni, come quella del 2019 denominata “Brasile low cost” per l’importazione, dal Brasile in Italia, di circa 7 tonnellate di cocaina. Un’operazione che ha visto la collaborazione dei Casamonica con agenti sotto copertura dall’Italia, dagli Stati Uniti (attraverso la D.E.A) e dalla Svizzera. Ed è questo dettaglio tra i tanti che è necessario notare, che deve far riflettere tutti. . Ma non si può continuare a vivere con la paura di rimanere sé stessi perché il senso civico è fuori legge, non si può continuare ad abbassare la testa di fronte ad un atteggiamento mafioso  celato nei piccoli gesti quotidiani, spesso reputati come normalità. Non si può continuare a pensare che i Casamonica ci sono e sempre ci saranno. Perché è con questo pensiero che ci si arrende ad una mentalità mafiosa dove tutto è concesso, ci si arrende ad un “io” che diventa al di sopra di ogni cosa.