Di Federico Manzi. 1-1. E’ questo il risultato dell’attesissima semifinale d’andata di Conference League giocata in terra inglese tra Leicester e Roma. In un King Power Stadium tutto esaurito, con oltre 1600 tifosi giallorossi al seguito della squadra di Mourinho, Pellegrini e compagni sono riusciti a strappare un buon pareggio contro un Leicester capace, come da previsione, di mettere in difficoltà la squadra capitolina per tutti i novanta minuti. Squadra che vince non si cambia. E così gli undici schierati ieri sera rimangono gli stessi che hanno surclassato il Bodo/Glimt due settimane fa all’Olimpico. Con la differenza, naturalmente, che il valore dell’avversario è sicuramente più elevato della squadra norvegese battuta 4-0.

Due nomi, una garanzia. Smalling e Zalewsky sono stati sicuramente i due protagonisti nelle file dei giallorossi. L’inglese, ieri sera a soli 172 km da quella Manchester che gli ha chiuso le porte in faccia ed ora lo rimpiange, ha fatto capire che alla matura età di 32 anni, al di netto anche degli infortuni che lo hanno tenuto fuori gran parte della scorsa stagione, rimane ancora il perno imprescindibile di una difesa che man mano sta trovando l’antidoto contro le innumerevoli reti subite nelle annate precedenti. Vardy, l’attaccante simbolo del Leicester rientrato proprio ieri sera dall’infortunio e considerato il pericolo numero uno, è stato completamente annullato dalla marcatura stretta ed asfissiante del numero sei giallorosso. Classe 2002 ma con una personalità da vendere. E’ così che i tifosi si stanno innamorando di Nicola Zalewsky, anche ieri sera autore di un’ottima partita. Assist per il momentaneo vantaggio targato Pellegrini ed un Ricardo Pereira che si è dovuto arrendere al confronto con il giovane polacco.

Partita difficile, contro una squadra che attacca a pieno regime, ma che difensivamente lascia qualche strascico come dimostrato anche dai 51 gol subiti in Premier League. Inglesi pericolosi ma non incisivi abbastanza con Karsdorp incapace di dare il solito apporto sulla fascia di sua competenza lasciando, anzi, spazi aperti alle avanzate degli esterni inglesi. Pareggio che sarebbe potuto tramutarsi in sconfitta così come in vittoria se solo il tecnico portoghese avesse osato qualcosa in più facendo entrato dalla panchina un giocatore, come El Shaarawy o Carles Perez, in grado di sfruttare il campo libero lasciato da un Leicester che negli ultimi minuti era con tutti gli effettivi nella metà campo giallorossa.

Tutto in equilibrio ed accesso alla finale di Tirana del 25 maggio rimandato tra sette giorni, allo stadio Olimpico con oltre 70 mila tifosi giallorossi pronti a spingere la squadra di Mourinho a quella che sarebbe la prima finale europea dopo ben 32 anni dall’ultima volta. Sarà la settimana più lunga e frenetica vissuta negli ultimi anni a Roma sponda giallorossa, per novanta minuti che significano molto, anzi tutto, in una stagione, la prima di Mourinho nella Capitale, in cui sperare di vincere la prima edizione della Conference è l’ultima spiaggia rimasta a cui aggrapparsi.

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