Di Davide Schiavone. “Morti Bianche”, li chiamano così dagli anni ’60 i decessi sul lavoro, vite spezzate di cui si dovrebbe parlare di più per far sì che questi episodi non si ripetano in alcun modo. Sono moltissimi i fatti di cronaca che hanno come protagonisti comuni lavoratori e la loro morte nel contesto lavorativo, basti pensare che solo nel primo trimestre del 2022 le vittime del mondo del lavoro sono state ben 189, in aumento del 2,2% rispetto allo scorso anno, con un incremento degli infortuni segnalati all’INAIL del 46,6%. In molti di questi casi ad essere coinvolti sono i giovani, sempre più costretti ad inseguire una dipendenza economica, anche a costo di una sicurezza “rivedibile” nel contesto lavorativo. Come disse Ungaretti, la morte di un figlio è il dolore più grande che si possa vivere, una perdita, quasi innaturale, che un genitore non dovrebbe mai subire. Ragazzi di 20 anni, molte volte anche meno, che non vivranno tantissime emozioni ed esperienze che dovrebbero essere il pane quotidiano per un adolescente (o poco più). La sicurezza all’interno delle aziende è sempre meno, la bramosia del guadagno da parte dei “padroni” sempre di più, il che comporta molte volte l’assunzione di giovane manodopera, col forte rischio che la formazione a cui viene sottoposta non sia abbastanza e che i macchinari con cui gli operai sono costretti a lavorare ogni giorno siano vecchi e poco curati. Il 28 aprile, nella giornata per le vittime del lavoro, ha parlato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando l’importanza della sicurezza nel contesto lavorativo :“La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità; assicurarla è un dovere inderogabile, – ribadendo il concetto durante la celebrazione della Festa dei Lavoratori del 1 Maggio – Il lavoro è strumento di progresso e affermazione delle persone, non un gioco d’azzardo potenzialmente letale. L’obiettivo di più lavoro non può tradursi in più incidenti sul lavoro”.

In tanti hanno responsabilità, dalle istituzioni alle aziende, altrettante persone aspettano una presa di posizione, molte altre piangono la scomparsa dei propri cari, consapevoli che nulla potrebbe riportarli indietro perché le “morti bianche” non esistono.