Di Mirko Vinci. “Padre ti vendicherò, madre ti salverò”. Sono le parole ripetute più frequentemente dal protagonista della pellicola, il principe Amleth, come un mantra che lo accompagna nella sua crescita di ideali e principi, guidati dallo spirito di vendetta covato per il padre assassinato ed il suo regno strappato con forza dalle proprie mani. Robert Eggers porta lo spettatore nell’Islanda del decimo secolo, dove le ambientazioni cupe ed immersive, il parlato solenne dei diversi personaggi di questo racconto, il vestiario e le musiche psichedeliche che accompagnano le diverse scene oniriche trascinano con tutti i sensi il pubblico in quelle terre, tanto da poterle quasi toccare. Il nido famigliare in cui si cresce è quel luogo dove non solo ci si sente al sicuro, ma dove ci si sente amati, in continua crescita verso quegli ideali che due figure, come quelle dei genitori, indirizzano, educano e accudiscono. Il percorso che qualunque persona affronterà nella propria vita è fortemente influenzato dalle vicende che hanno caratterizzato la permanenza nel nido, così come le sue scelte; scelte che a volte potrebbero portare ad un destino che appare quasi segnato da quegli stessi vuoti, quelle stesse mancanze, come un effetto domino senza fine che inconsapevolmente ed inconsciamente ti forma. Se ciò accade quando quel nido viene minacciato, figuriamoci quando viene brutalmente distrutto e calpestato senza alcuna pietà, proprio come accade al protagonista della pellicola. Il vortice che ne segue è emblematico: chiedersi ogni giorno se le proprie azioni sono un tenere fede a dei principi per i quali si crede di essere nel giusto, o azioni che inconsapevolmente ti allontanano sempre di più da quegli stessi ideali negati. Il confine è molto sottile: ma se c’è un’emozione che riesce a confondere il tutto talmente tanto da portare ad una serie di eventi tali da renderti quel mostro dal quale scappavi da bambino è la vendetta. Ciò che doveva essere una storia di riscatto, di rivincita, di giustizia, diviene col passare dei minuti un percorso sanguinoso, violento e senza luce. Gli ideali scompaiono, i mostri si vedono anche dove non ci sono, il vero essere dei personaggi esplode nel culminare delle ultime scene del film nel loro vero io; ed ecco il destino che appare segnato di fronte a ciò che con le proprie mani si è arrivato a compiere in nome della parola “vendetta”. Molto spesso si confonde questa parola con “giustizia”, e magari nella propria testa si può essere fermamente convinti di ciò: ma la persona che si diventa perdendo la propria umanità è uno di quegli errori che si compiono nei confronti di se stessi e del prossimo, che nessun tipo di vendetta potrebbe e dovrebbe mai giustificare.