Di Alessandro Gibertini. Da fantascienza a prossimo futuro. Il web 3.0 è in corso di sviluppo. Più mondi virtuali paralleli al nostro per consentire un’inclusione, una partecipazione mai vista prima. Un compromesso tra realtà e trasposizione di quest’ultima. Una coscienza atta a guidare un avatar nell’ignoto universo numerico. Almeno è questa l’idea di Mark Zuckerberg, proprietario di Meta. Ma esistono concezioni differenti a riguardo. È il 1992 quando Neal Stephenson menziona per la prima volta il termine “Metaverse”. Nel suo libro “Snow Cash” lo considera come possibilità di realizzazione anche se la distinzione tra classi sociali assume canoni pregiudicativi dalle diverse sfaccettature degli avatar. Bianco e nero rifilato a chi conta poco e personaggi 3D per gli aristocratici. Considerati come biglietti da visita anche per entrare in determinati luoghi, digitalmente parlando, facendo una sorta di selezione naturale. Un concetto così impensabile è diventato oggetto di studio negli ultimi anni. Il 28 ottobre 2021, Facebook cambia nome in Meta, aprendo una nuova frontiera della rete social. La rivoluzione parte ufficialmente. Alla ricerca e alla consacrazione si aggiungono Microsoft, le piattaforme cripto ed Apple. Basta registrarsi ed avere un dispositivo per la realtà virtuale per rendere migliore l’esperienza. Il metaverso è una struttura tecnica condivisa, non di proprietà delle aziende. Qui ci si può incontrare con gli amici per parlare, giocare, ma anche con altri lavoratori per chiudere patti commerciali. Si può acquistare uno spazio virtuale attraverso ogni tipologia di valuta, così da rivenderlo ad un maggiore prezzo (con l’aumento delle quote in borsa della moneta utilizzata). Sandbox utilizza un meccanismo simile. Ogni parte di metaverso è regolata da protocolli, leggi, interoperabilità e la tecnologia blockchain, un registro digitale.
Il futuro è adesso. Le persone si spaventano di fronte a quello che non conoscono. Preferiscono rimanere nella propria comfort zone, piuttosto che interessarsi a qualcosa più grande di loro. Le cripto-valute e la rappresentazione numerica della realtà sono, attualmente, dati di fatto. Si rischia di rimanere sempre più indietro in un’era in cui l’evoluzione non aspetta niente e nessuno.