Di Daniele Sestili. La tematica dell’omosessualità ,nel cinema italiano del ‘900,ha subito un progressivo sviluppo.Tra gli anni ’60 e ’70 la figura dell’omosessuale rispondeva a due tipologie di concezione, l’omosessuale negativo, perverso e malvagio, che vedeva in questa sua raffigurazione il retaggio omofobo e la censura delle minoranze proprie dell’Italia del ventennio fascista e delle  ferme convinzioni tra i conservatori di quelle posizioni, e l’omosessuale effeminato che, con la forte iperbole nella sua stereotipizzazione, serviva a far ridere e in qualche modo a integrare le persone omosessuali, fornendo una specie di tolleranza che verrà accettata più facilmente solo negli anni ’90,quando l’omosessuale assumerà il ruolo di protagonista, staccandosi da un ruolo secondario e marginale per il quale non si empatizzava con il suo personaggio, ma, anzi, si rideva di lui.

Sono proprio gli anni ’60 e ’70 ,quindi, il periodo del dualismo dell’omosessualità e di come questo debba risolversi affinchè il tema sia giustamente rappresentato.L’omosessualità diventa, così, uno dei temi centrali del dibattito e del cinema di intellettuali che danno un grande contributo alla causa, come Pier Paolo Pasolini, che non ha mai evitato nella sua vita di trattare argomenti controversi, per i quali è stato più volte processato.Pasolini stesso mette la sua omosessualità al centro del suo personaggio pubblico, non per esibizionismo ma per ergersi a possibile modello da seguire per esprimere sè stessi, senza che la paura della repressione limiti le persone nella loro affermazione, e per rendere più chiaro il rapporto che esiste con la loro sessualità.Nella biografia e nell’opera di Pasolini possiamo distinguere tre fasi nel suo approccio alla sessualità.Una prima fase di carattere intimistico e privato, legata alla sua gioventù e alla sua prima età adulta, all’interno della quale Pasolini scopre, affronta e riesce a convivere serenamente con la propria omosessualità(di cui parla per la prima volta nell’opera “Il pianto della rosa”).

La seconda fase risale al periodo nel quale si trasferisce a Roma e può essere definita antropologica.In questa fase Pasolini conduce un’attento studio sociologico e antropologico circa l’essere umano.Ed è proprio in questa fase che si comincia a vedere un atteggiamento naturalista verso la sessualità.I romanzi e i racconti di questo periodo, dedicati ai ragazzi di vita, riportano una realtà dove la miseria umana di una società cresciuta senza ordine si mostra nella sua drammaticità e dove i rapporti sessuali non avvengono perchè spinti dall’amore ma perchè dettati dall’esigenze che la società stessa impone.In questo senso la sessualità viene vista da Pasolini come parte dell’essere umano, della sua vita e della sua natura, per cui non c’è da nulla da nascondere.Tuttavia la dimensione sociale e intimistica sono profondamente collegate e si influenzano a vicenda.Ciò è chiaro in “Comizi d’amore”, dove Pasolini affronta un’inchiesta nella società italiana sul tema della sessualità  e scopre come l’argomento sia contraddistinto da una profonda ignoranza e profondi pregiudizi.Di particolare importanza sono le interviste a Ungaretti e Moravia, che con le loro parole, fanno emergere la fondamentale dicotomia tra libertà e conformismo.Il conformismo influenza negativamente la società e impedisce alle persone di vivere serenamente la propria omosessualità.Prezioso è l’intervento di Ungaretti che, rispondendo alla domanda se esista o meno la anormalità sessuale, dice: “Ogni uomo è fatto in un modo diverso.Dico, nella sua struttura fisica è fatto in un modo diverso.E’ fatto anche in  un modo diverso nella sua combinazione spirituale, no?Quindi,tutti gli uomini sono, a loro modo, anormali.Tutti gli uomini sono, in un certo senso, in contrasto con la natura.E questo sino dal primo momento, con l’atto di civiltà che è un atto di prepotenza sulla natura”.Pasolini, perciò, si appresta a comunicare, con le sue opere, un paese solo in apparenza progredito, nel quale lo sviluppo industriale non coincide con quello umano, che viene avvertito come regredito.La speranza di Pasolini si ripone nei giovani e sulla possibilità e il diritto di questi  di rendersi estranei dalla cultura retrograda delle generazioni precedenti attraverso l’educazione.

La terza e ultima fase è quella metaforica, in cui Pasolini usa il sesso come metafora dei rapporti di potere tra le classi sociali e gli individui e ciò gli consente di trattare temi come la permissività sessuale in una società consumistica e la libertà conformistica(libertà legata a quella altrui piuttosto che alla propria).

La lezione di Pasolini va riconosciuta e applicata alla nostra realtà odierna.Bisogna domandarsi:

“come è cambiato oggi il rapporto con la sessualità?”Sicuramente ancora oggi rimane una censura e senso di condanna verso la libera espressione della sessualità.

La società non sembra essere cambiata dai tempi di Pasolini, anzi, è più ipocrita.Il sesso viene mostrato con più libertà e la pornografia non è più un tabù, ma una discussione approfondita sulla sessualità e una presa di coscienza collettiva sulla sua importanza sembrano solo un miraggio.Malattie veneree e sessualmente trasmissibili, prostituzione e educazione sessuale sono argomenti che è difficile trovare nel dibattito pubblico, e, se si trovano, sono trattati molto spesso con estrema superficialità.Eppure frequentemente sono state portate avanti della battaglie, da cui però sembra essere evidente che non abbiamo appreso nulla,

Questo senso di chiusura verso la sessualità come parte integrante della nostra esistenza ci deve far riflettere su tutti gli ostacoli che dobbiamo ancora superare prima di arrivare alla realizzazione di una società libera ed egualitaria, nel quale ognuno possa sentirsi libero e in armonia con gli altri.

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Spettacolo