Di Ludovica Lamboglia. Non c’è mai fine alla crudeltà umana. I crimini, le ingiustizie e le azioni brutali non si apprestano a tramontare. Nemmeno laddove il rispetto e la buona condotta devono essere all’insegna dei principi e i valori dello sport. Esonda il menefreghismo, la violenza, gli orrori che non cessano mai ad esistere, si accavallano tra di loro. Coltellate, grida di terrore, botte, cori a stampo razziale, di discriminazione territoriale, al peggio non c’è mai fine. E dov’è la bellezza dello sport? I valori vengono strozzati, tagliati fino al midollo da un flusso criminale. «Se non uscite le prendete», parole che fanno un chiasso incessante e rendono indignati gli italiani. E’ successo a San Siro nella partita Inter – Sampdoria. I tifosi con un biglietto pagato – alcuni addirittura in trasferta provenienti da altre regioni – hanno visto sfumare davanti a loro la possibilità di godersi 90’ minuti all’insegna del calcio. Ma forse si sta andando in una direzione totalmente opposta, ancora più indietro con episodi che hanno a che fare con l’inciviltà umana. Ben 7.500 persone sono state costrette ad abbandonare il secondo anello verde della Curva Nord. Picchiati, aggrediti e minacciati dagli ultrà. Questo non è calcio, non è valore e nemmeno il noto “fair play”, ormai dimenticato. La cosa più intollerabile è che sia stato eseguito in segno di lutto, per la morte del loro storico capo, Vittorio Boiocchi ucciso in un agguato sotto casa sua. La loro violenza applicata è stata giustificata persino dal decesso di un pluripregiudicato con dieci condanne e 26 anni di carcere alle spalle. Roba da non credere, anzi, che rende ancora più raccapricciante questo sistema che forse è divenuto schiavo di se stesso. Fa rabbrividire. Alla fine? Solo quattro Daspo applicati e stop al tifo in Curva Nord contro il Bologna. Tutto questo però, non avrà mai una fine, e la paura e la violenza continueranno a prevaricare sulla libertà, quella che ormai è sparita anni fa.