Di Federico Manzi. L’Italia osservatrice da casa e l’Argentina che si ferma a 36 risultati utili consecutivi dopo la batosta subito contro l’Arabia Saudita. Il tanto atteso e discusso mondiale in Qatar ha aperto i battenti con le prime partite dei gironi ma, oltre alle sorprese, continuano a non mancare le polemiche.

Prosegue a far sentire la propria voce in tutto il mondo l’Iran: questo non tanto per i risultati sul campo –battuta senza grossi problemi dall’Inghilterra per 6-2 nella prima giornata del girone B- ma bensì per le proteste che gli iraniani portano avanti, con fermezza, contro il proprio regime. Il tutto è iniziato a metà settembre in seguito alla morte in carcere di Mahsa Amini, arrestata perché indossava in maniera scorretta il velo islamico. Da lì in poi il paese ha iniziato una rivolta senza fine che, ad oggi, coinvolge anche il mondo dello sport e non solo. I giocatori della nazionale iraniana prima del match con gli inglesi, infatti, sulle note dell’inno nazionale sono rimasti muti, senza intonare alcuna parola e mandando un chiaro messaggio: avanti con le proteste, uniti e forti per non dimenticare Masha Amini e i 400 morti repressi dal regime degli ayatollah in questi mesi di violenza. I giocatori persiani non sono nuovi a questi silenziosi ma potenti messaggi sociali: in un’amichevole pre-mondiale si erano presentati in campo con una maglia nera, in segno di lutto e per coprire i colori del proprio paese, un paese che, al momento, non rappresenta né il capitano Hajsafi, né i compagni e nemmeno i collaboratori tecnici.

Morgan Freeman, attore di fama internazionale, presente lo scorso 20 novembre all’inaugurazione della Coppa del Mondo, per stemperare le proteste verificatesi dell’ultimo periodo ha dichiarato che “Quello che unisce, in questo momento, è più importante di ciò che ci divide”. Mai parole furono più vere ma, in un palcoscenico così importante come il Mondiale di calcio che riempie gli stadi e tiene davanti alla tv miliardi di persone pronte a sostenere la propria Nazione, messaggi come quelli dell’Iran diventano fondamentali per cambiare la storia.

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