Valeria De Magni. A livello mondiale 81.000 sono le donne e le ragazze uccise nel 2020, 600 i femminicidi consumati in Italia negli ultimi anni, 77 nel 2022, i numeri bruciano sulla nostra pelle come se ci appartenessero. Madri, figlie, amiche massacrate da quello che tanto viene visto e idolatrato come amore, la loro unica colpa sembra risiedere nell’essere donne, i dati statistici lasciano poco spazio all’immaginazione e parlano chiaro. Ciò che porta l’uomo a compiere atti così crudeli è di natura multifattoriale, una delle ragioni deriva dall’incapacità di sopportare la rottura della coppia, sia perché questa si riferisce ad un trauma precedente, sia perché quest’ultimi hanno come unico modello interno gli stereotipi della virilità. In Italia il termine femminicidio viene riconosciuto nel 2013 e si estende per molti aspetti sotto il Codice penale, purtroppo però possiamo notare come molte delle vittime denuncino antecedentemente senza avere risposta dalle autorità e vengano “ascoltate” solo dopo la loro morte. Non è semplice comprendere le dinamiche dei fatti ma bisogna sempre ricordare chi l’inferno l’ha vissuto e purtroppo non è uscito vincitore. Noemi, lapidata e uccisa dal fidanzato in piena notte, ritrovata 12 giorni dopo nascosta sotto un cumulo di pietre. Luana, madre di tre bambini strangolata ed uccisa dal compagno già precedentemente denunciato per violenza. Laura, uccisa da gravissime ustioni, “papà e mamma litigavano, lui la picchiava, è stato lui…” è il figlio di 4 anni a parlare dopo uno sfogo con la nonna. Tiziana, uccisa dal compagno dopo averla colpita ripetutamente mentre dormiva con una bottiglia di vetro, “il mio cervello in quel momento era completamente in pappa per la cocaina” dichiara lui alle autorità. Carla, incinta al nono mese, bruciata viva dal compagno che poi fugge, la bimba riesce a sopravvivere me non sentirà mai il calore dell’abbraccio di sua madre. Storie che sembrano far parte di una scenografia di un terribile film horror, e invece è realtà, peccato però che le protagoniste non possano raccontarlo. Abbiamo ancora molta strada da fare, abbiamo ancora molto da imparare e questo, tutto questo deve servirci per non dimenticare mai che il problema non appartiene a ieri ma ad oggi.