Di Silvia Cera. Oggi voglio introdurvi un argomento del quale molti sanno poco in merito. Parleremo di una sfera della comunità lgbtq+, in particolare, delle donne omosessuali. Parto con il dire che la parola “lesbica” non è un insulto, ha la stessa valenza, della parola “etero”.

La parola nasce con Saffo, poetessa greca nativa dell’isola di Lesbo, che celebrò il suo amore per le donne.

Le donne, che stanno con altre donne, lo fanno perché provano un’attrazione reciproca, non perché non hanno trovato l’uomo giusto o perché sono malate.

Non tutte sono mascoline e hanno i capelli corti, considerati da “uomo”, anche se è importante ricordare, che i capelli, non hanno genere.

La famiglia tradizionale e cristiana non è l’unico modo per crescere un bambino correttamente. Una coppia omosessuale può dare tutto quello che serve per crescere felici.

L’essere lesbica non si attacca. Dei bambini guardando due donne insieme, non diventeranno omosessuali di conseguenza. Anche perché, secondo questa logica, non si spiegherebbero tutte le persone omosessuali con genitori etero.

Possono anche avere delle amiche, non provano attrazione per qualsiasi essere femminile. Hanno anche loro standard e preferenze.

Se siete uomini che sessualizzano l’amore saffico, smettetela, è offensivo. Non provano e non proveranno mai attrazione nei vostri confronti. Non potete far “cambiare idea” ad una ragazza che vi ha detto, espressamente, di provare attrazione solo nei confronti delle donne, state invalidando il suo orientamento sessuale. Solitamente questo accade perché, per voi, è considerata troppo bella per essere lesbica. Questa è omofobia. L’omofobia non si cela solo negli insulti, ma si insinua in piccoli pensieri che esprimete ogni giorno, senza rendervene conto.

Se cercate dei sinonimi di “diverso” su internet, vi compariranno le parole “omosessuale” e “gay”. Questo, significa sottintendere che l’essere etero sia la normalità. Ai vostri occhi può essere insignificante, ma per gli omosessuali non lo è.

I membri della comunità lgbtq+ vivono in una società etero normativa. Passano sopra una moltitudine di discriminazioni, che al vostro occhio, non sono percettibili.

Negli anni è solamente cambiato il modo in cui si discrimina. Basta con l’ipocrisia. Facciamo qualcosa che cambi la situazione.

Silvia Cera