Di Giorgia Rinaldi. Siamo tutti essere umani con i nostri limiti, le nostre paure, i nostri punti di debolezza che spesso si presentano grandi come dei macigni. Così ho pensato al mantra “carpe diem”, compagno di viaggio nel laboratorio affrontato ad ottobre e diventato poi amico nel percorso di giornalismo televisivo. Ho deciso di cogliere l’attimo e buttarmi a capofitto in quest’ esperienza. Un’esperienza che mi ha colpito in pieno, che mi ha fatto riflettere, aprire gli occhi e spesso indignare. Un’esperienza che mi ha fatto pensare a quanto imponderabile sia la vita, nel bene e nel male. In questo percorso mi sono guardata intorno e ho osservato tanto. Ho osservato persone con differenti idee, diverse storie ed esperienze di vita. Ho imparato che è proprio questa diversità a renderci tutti speciali e spero che ognuno di noi sia fieramente consapevole di esserlo. È questa diversità che mi convince sempre di più che, insieme, possiamo costruire e sostenere il mondo sulle spalle. Questo percorso mi ha fatto capire quanto ognuno di noi, in fin dei conti, sia complemento del prossimo. Anche quando ci troviamo di fronte a situazioni che non ci appartengono personalmente e che ci sembrano ben lontane dalla nostra prospettiva, se ognuno riesce a farle proprie, può capire l’importanza di vivere a pieno tutto ciò che ci circonda. Capisci che non ci si deve arrendere, che i pensieri degli altri possono aiutarti ad aprire la mente, che una riflessione può cambiarti e che il confronto con l’altro resterà sempre quell’elemento unificatore che prova a tenere il tutto unito e ben saldo, anche se contrastante. Perché come ho detto prima, ognuno di noi è diverso ed è bene che sia così. E così, voglio ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questo percorso perché ognuno di loro mi ha dato qualcosa. Grazie per avermi fatto capire che ogni ostacolo si supera con le proprie tempistiche. Grazie per avermi fatto capire che la forza dei legami viene fuori quando accade qualcosa che potrebbe farli spezzare in tre secondi. Grazie per essere stati interessanti, per esservi buttati anche voi a capofitto in questo percorso. Grazie per il vostro ingegno, la vostra originalità, la vostra creatività, per esservi spinti oltre. Grazie perché non vi siete rassegnati al solito metodo didattico, ma partecipando a questo percorso, ognuno di noi ha deciso di investire in un apprendimento fuori dalle righe conformiste dell’istruzione. Come dicevo nell’articolo finale del laboratorio, ho assimilato ancora di più che, effettivamente, il mondo non ha bisogno di giovani fatti con lo stampino. Tutti, ad oggi, abbiamo bisogno di una generazione di giovani che siano liberi, capaci, critici, aperti, emotivamente intelligenti, diversi, in grado di connettere e di connettersi. Grazie al professore che ha fatto funzionare un gruppo con diverse vite, pensieri ed esperienze. Molti penseranno: è impossibile. Per chi vede il bicchiere mezzo pieno come il professor Palma, è molto più che possibile. Il professore è infatti riuscito a trasmettere a noi la potenza di tutto questo, perché lui sa quanto sia importante il significato della parola “insieme”. Grazie a lui, le diversità sono riuscite a rimanere unite e ben salde. Diversità congiunte in un gruppo, che è riuscito a dare tutto sé stesso per il prossimo. Grazie a Simone che ha sostenuto il professore in questa iniziativa offrendo a noi supporto, dedizione e tanto lavoro. Grazie a tutti per aver compreso le mie parole, i miei silenzi e soprattutto i miei sguardi.

Non è un addio, ma un arrivederci.

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