Di Chiara Sabatini.

Una semplice aula universitaria quest anno si è rivelata essere un punto di ritrovo per un gruppo di ragazzi, me compresa, dove poter apprendere molto di più di una classico corso universitario. La T33, diretta dal nostro capitano, più di un professore, più di un amico, più di un padre per molti, il docente Marco Palma, ci ha regalato tantissime emozioni.

Il nome del corso? – GIORNALISMO TELEVISIVO – tradotto meglio, giornalismo di vita. È stato molto di più di un corso universitario, uno scambio di opinioni, emozioni e soprattutto storie di alunni che porterò sempre dentro al mio cuore.

Personalmente il docente già lo conoscevo per esperienze passate, con lui avevo già intrapreso un laboratorio durante la triennale, e questa volta, a distanza di tre anni, più grande e matura del passato, posso solo che essere fiera di aver potuto assistere nuovamente a un corso diretto dal mio professore Marco. Non potevo permettermi di non seguire i suoi consigli e le sue strade anche nel mio percorso magistrale, e come ben credevo non potevo fare scelta migliore. Marco c’è, per me c’è sempre stato e sono felice che anche altri ragazzi che non lo hanno mai conosciuto, abbiano potuto apprendere chi è e soprattutto quello che ti lascia nell’anima e nel cuore.

Purtroppo dopo la mia carriera universitaria triennale, la mia vita ha preso una strada un po’ diversa da quello che immaginavo; ho iniziato a lavorare, sono finalmente approdata nel mondo degli adulti. Responsabilità, stanchezza fisica, impegni, tutti i giorni occupati in questa nuova avventura che un domani potrà essere per me molto importante. E Marco?. Marco c’era, c’è stato, sempre tenendosi informato su come andassero le mie vicende private. Anche se per motivi lavorativi ho assistito a poche lezioni, lui non mi ha mai tenuto in disparte. Mi ha fatto sempre sentire parte del corso, non mi hai mai fatto pesare la mia assenza, anzi contento per me e io felicissima di poter andare a lezione quel giorni in cui lavoravo di notte o di mattina presto. Ho sfidato le mie capacità fisiche certe volte, ma una volta messo piede in quella T33, tutto scivolava.. presa dalle frasi che ci circolavano, da tutte quelle storie dei miei compagni che mi hanno segnato, in particolare quella dell’Olimpia. Tutto era più semplice e anche una stupida giornata no, diventava una giornata ricca di emozioni e contenuti che ti fanno apprezzare e capire quanto si è fortunati a volte nella vita anche se si pensa che essa faccia letteralmente schifo. 

Non sei sola, della vita esistono mille sfaccettature diverse e ho imparato a rispettarle tutte e ritenermi fortunata per certi versi. Tutto questo l’ho appreso in tre lezioni a cui ho assistito, e pensare quante ne ho perse mi rammarica.

All’università non sono facili da trovare un professore e un corso del genere: tutti si fermano alle classiche due ore che ti rimbambiscono di parole che molto spesso neanche i professori sanno esprimere. Tutto così di fretta, appunti presi con l’affanno che quando torni a casa restano in un quaderno. Le parole del prof.Palma restano nel cuore e nella testa e ti fanno apprendere non solo una materia, una professione, ma insegnamenti di vita che ricorderai anche quando sei grande e l’università ti sembrerà solo un ricordo di quando eri giovane.

Cara T33, caro Marco, vi scrivo proprio per questo: grazie per ogni singola parola detta, grazie per quelle volte in cui ho capito di non essere sola. Grazie compagni, anche se per poco, ho imparato tante dalle vostre storie.

 Privarmi di non frequentare questo corso, era una cosa che non potevo proprio permettermi. È stata la seconda volta, e ne sono stata stra fortunata, perché so chi è e quanto vale per me Marco, sempre pronto nel momento in cui ho bisogno di lui. 

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