Di Cesare Ercolani.

Il tempo quando si sta bene è sempre passato troppo, troppo velocemente, corso di Giornalismo Televisivo, quando lo si inizia non sempre si sa cosa sia, cosa aspettarsi, si può andare sulla fiducia di persone che dicono: “se ti piace metterti in gioco è il corso che fa per te”, sceglierlo per “caso” tra i tanti esami a scelta o  perché si fa il corso di laurea di “Scienze della Comunicazione” ed è un esame obbligatorio per quei ragazzi. Fatto sta che siete i benvenuti in questo corso, la porta è aperta e non ci sono divieti di frequentazione per chi è di un corso di laurea piuttosto che un altro ed è qualcosa che,  sicuramente, mai avrete sperimentato all’università fino ad ora.  A condurre le lezioni è il professor Marco Palma che costruisce  e struttura le sue lezioni per persone che vogliono mettersi in gioco veramente, farlo senza peli sulla lingua, sempre nel rispetto reciproco e senza mai andare oltre determinati e delineati confini ma soprattutto senza dover prendere d’aceto. Non c’è un divieto d’accesso alle sue lezioni, ma sappiate che la presenza conta per voi stessi è uno dei pochi corsi che non si può seguire a distanza con Teams perché si perderebbe l’essenza e l’incisività del corso stesso.

Carpe Diem ha ripetuto dal primo giorno il professore, cogliere l’attimo attraverso le immagini, attraverso la comunicazione, non ci sono libri, non esistono manuali ma questo corso  impara a metterti “a nudo” davanti  innanzitutto a te stesso, ai tuoi stessi imprevisti, davanti le tue stesse paure, i tuoi stessi “demoni” e a uscirne fuori più forte perché il giornalista, soprattutto il giornalista di vita, non è un robot senza sentimenti o emozioni, ma è la persona che riesce a resistere che risorge dalle ceneri come un’araba fenice ed è per questo che qui non esiste e non deve esserci mai la parola “Ormai” perché è la resa finale, e non bisogna mai e poi mai arrendersi davanti alle difficoltà ma sapersi rialzare. Il corso  cambia dentro, e fortunatamente c’è ancora un laboratorio di giornalismo da affrontare con il professore per un’ulteriore possibilità di crescita sia a livello personale che professionale capendo molti concetti e sfumature che all’inizio erano oscure come la nebbia. Per chi invece ha chiuso il cerchio con questo corso si renderà conto, se già non lo sa, che è stato questo ad essere la ciliegina sulla torta il finale perfetto di quello che si è iniziati col laboratorio di giornalismo. Ma attenzione queste parole di crescita e introspezione non devono farvi pensare che sia un corso di psicologia, dovete essere pronti a sbagliare, imparare dagli sbagli e non prendere d’aceto, questo corso insegna concetti di vita, i suoi contrattempi ma soprattutto a rialzarsi e che non si è mai da soli. Un corso che vi da e vi darà tanto ma a cui voi per primi dovrete essere pronti a dare tanto, a impegnarvi veramente mettendoci serietà e professionalità in ciò che si fa, il che non vuol dire che gli sbagli non possono farsi ma anzi si devono fare, con la coscienza che si imparerà e non è una cosa che parte dopo un totale di lezioni ma, sarà così, fin dalla prima lezione. Tanti non finiranno, tanti se ne sono andati, o se ne andranno, ma chi è rimasto in questo corso, chi ha condiviso una parte della loro vita, dei loro contrattempi, chi ha scritto un articolo o svolto un’inchiesta, sappiate che quando finirete sarà  stato un privilegio e un onore conoscere quelle vostre storie, quei contrattempi e soprattutto la forza che hanno avuto uscendone o comunque decidendo di combattere toccando l’anima di chi  ascoltava.

Nel titolo è presente un chiaro riferimento al film: “L’attimo fuggente” con il mitico e compianto Robin Williams per un motivo tra tutti, perché questo corso non ha la solita barriera che può esserci tra studente- professore o tra studente- studente, qui non si viene a pettinare bambole come dirà spesso il professore, non si sta zitti, nessuno ha il bavaglio e ultimo ma non ultimo non si manca di rispetto mai a chi parla, sono 3 ore di corso due giorni a settimana e ogni volta il tempo vola verso la fine in un battito di ciglia e per questo “sfuggente”;  sfuggente perché a differenza del film con Williams, qui il tempo è sfuggito veramente, correndo verso la fine ma fortunatamente ci sono concetti di vita che rimangono impressi per sempre, ci sono le parti di teoria che sono interessanti come, ad esempio, la “chiosa” di un articolo cioè come chiudere l’articolo stesso.  La vita è la protagonista indiscussa di questo corso, si trattano di argomenti a volte crudi, a volte dove non si sa di cosa l’altra o l’altro parla perché non si è mai passati quella determinata situazione, o dove ancore  non si è preparati a rispondere o a reagire, proprio quando come nella vita di tutti i giorni accadono i contrattempi, e molti di loro hanno la C maiuscola.  Tante volte, purtroppo, sono dietro l’angolo e non si sa cosa fare, ma si deve sempre trovare il modo di reagire, quella capacità di essere pronti ad affrontare ogni problema dal più piccolo al più grande. Il professore a fine lezione fa dire a ogni singola studentessa e studente una sola parola per riassumere tutta la lezione devono rappresentare con un’emozione cosa gli ha lasciato la lezione, in questo caso, difficile sceglierne una sola, ma si può pensare che si può descrivere tutto questo corso con la parola: “crescita” perché si cresce insieme agli altri in un percorso di vita, fatto di immagini che una volta viste non si può rimanere indifferenti ma anzi ti cambiano dentro andando a far affrontare temi e discussioni che sono sempre pertinenti e attuali per tutti noi. La chiosa dell’articolo, come già stato spiegato, è la sua fine, ogni fine porta verso un nuovo inizio e nuovi orizzonti, ringraziare il professore per come ha strutturato questo corso e per dar la possibilità di una vera crescita professionale e personale, è il minimo che si possa fare, il professor Palma è una voce fuori dal coro, diversa dalle altre che si incontrano in università, a volte esser diversi vuol dire essere emarginati, proprio come i Queen che erano degli emarginati che componevano musica per emarginati il professore unisce persone che come lui vogliono essere la voce fuori dal coro, che non hanno paura di dire la loro opinione, che non hanno il bavaglio e che colgono l’attimo a volte attraverso solo l’utilizzo di una sola ma importantissima parola o di una sola ma fondamentale immagine. Siate audaci, entrate in quell’aula, se sarà la T33, o in qualunque essa sia e sarà e vedrete che non vi pentirete di aver dato fiducia a delle parole di uno sconosciuto, Carpe Diem, direbbe il professore, cogliete l’attimo che fugge via altrimenti prima che riusciate a rendervene conto, allora, fate una cosa, voi che leggete e non sapete, provate seriamente, metteteci l’anima e la passione veramente, senza di riserve, andate di pancia e non ve ne pentirete. In bocca al lupo a chi sarà dietro quei banchi in quella stanza e magari lezione, dopo lezione, ha visto che non si è esagerato e che questo corso è l’essenza del Giornalismo e soprattutto del Giornalismo di Vita, e la vita non ha manuali, è bellissima, anche con le sue Cicatrici e va vissuta sempre mai buttata via.

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