Di Federica Chiovini.

Eccomi qui davanti al mio tablet, seduta sulla mia scrivania e con gli occhi lucidi a scrivere questo pezzo che forse non avrei mai voluto scrivere. Si perché nonostante io sia una ragazza sempre a mille che mai riuscirebbe a stare ferma per più di un minuto, devo dire che in quella classe, in quella T33 riuscivo con piacere a stare ferma su una sedia a godermi quelle “pillole di vita” che ricevevo ogni lunedì e venerdì. Su quelle sedia Federica trovava un posto, un suo posto, dove sentirsi tranquilla, dove il tempo quasi per qualche ora si fermava. Questo lo devo a tutti gli insegnamenti, al nostro mantra carpe diem ma soprattutto alla nostra classe. Non mi era mai capitato di sentirmi così serena in mezzo a persone che non conoscevo e soprattutto in mezzo a persone che di li a poco non sapevo che sarebbero entrate a far parte della mia vita. Ho cominciato questo percorso in un momento per me non facile, dove mi sentivo un po’ smarrita ma grazie a lei professore, il capitano di questo grande equipaggio ho ritrovato me stessa e finalmente sono tornata sulla mia rotta.

Sicuramente mi hanno aiutato i dibattiti che mi hanno fatto sentire altre storie tra cui storie molte vicino alla mia il che mi ha reso sempre più forte del fatto che non sono sola, mi hanno aiutato soprattutto gli scambi e i confronti che ci sono stati perché non mi era mai capitato di affrontare tematiche di un certo livelli con ragazzi della mia età, il che ad oggi è veramente difficile. Quindi direi che questo corso è stato più di un corso, è stata una parte integrante della mia vita che mi porterò sempre con me.

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