Di Giorgia Potenza. “Scusa mamma, scusa papà, sono un fallimento” e poi un gesto…estremo, che sa di resa finale. Dove dietro c’è un dramma interiore che ha finito per prevalere sulle speranze di una vita ancora da costruire. Una vita spezzata, finita così, di una ragazza che aveva la nostra stessa età. La parola fallimento non dovrebbe neanche stare nel vocabolario di chi ha 20 anni: ma la vita , già da piccolissimi, ci insegna che, o si fanno tutte le cose in regola,  o non sarai nessuno. Molto c’è da dire  nei riguardi del sistema scolastico italiano, che va avanti per meritocrazia o per simpatie. premia quei studenti “modello” che si laureano in 2 anni, invece che in 5, facendo sentire un fallimento gli altri. Eppure al solo pensiero che potrebbe accadere c’è da sentirsi  vuota, triste, depressa. Un sistema che spesso ti giudica, se non svolgi gli esami giusti nel tempo prestabilito: dai un esame o addirittura zero, sei un fallimento per la società. Una condizione psicologica insostenibile: dalla quale potrebbero scaturire paure, ansie, insicurezze. Proprio questi aspetti che non devono, ne potrebbero, essere vissuti da chi ha 20 anni ed un futuro ancora tutto da costruire. Nessuno sembra ascoltarci o fare qualcosa  per cambiare questo sistema, che ci fa sentire male, sbagliati, distruggendo quasi ogni forma di creatività che possiamo avere. Tutto questo può essere riferito a quanto accaduto il primo febbraio: una ragazza trovata morta nel bagno della sua università a Milano, che in mano aveva un bigliettino con sopra scritto “scusa mamma, scusa papà, sono un fallimento”. solo tanta rabbia e tristezza si può provare davanti un episodio del genere, che purtroppo è capitato a questa ragazza, ma poteva capitare a tutti noi.