Di Cristian Miglietta. Messaggio dello spettacolo, spesso citato nelle numerose réclame, è: “smetti di chiedere il permesso per essere te stessə”. Permesso che la comunità LGBTQIA+ italiana si trova spesso a chiedere anche solo per tenersi la mano in pubblico, fatto oggetto di scherno da uno sguardo che vede nell’eterosessualità e negli standard di genere l’unico modo di esprimersi. Proprio come Jamie, rinnegato dal padre per la sua unicità, il 98% degli adolescenti italiani (dati di Arcigay) non vive apertamente e con sicurezza il proprio orientamento sessuale e genere se difforme da un’eteronormatività imposta da tradizioni ormai superate. Dopo l’enorme successo della prima stagione, il musical “Tutti parlano di Jamie” torna al teatro Brancaccio di Roma dal 14 febbraio al 5 marzo. Ispirato alla vera storia di Jamie Campbell, il musical racconta di Jamie New, novella drag queen interpretata da Giancarlo Commare, e del percorso di accettazione che intraprende nonostante gli atti di bullismo a scuola e lo sguardo critico della società.

Come Jamie, gli sguardi e le parole – che per chi odia non hanno mai davvero peso – vanno a essere mattoni di un muro che le vittime di omo-bi-a-transfobia costruiscono nella loro testa, impedendosi di vivere pienamente quell’unica vita che abbiamo. Ma questa è sopravvivenza e non vita: il protagonista invita a scalare quel muro a ritmo di musica, coinvolgendo emotivamente gli spettatori nello spettacolo della sua adolescenza.

Essenziale, poi, il personaggio di Loco Chanelle, celebre drag queen che Jamie si trova a incontrare lungo il musical. La performer sprona il protagonista ad accettare ogni lato di sé e, allo stesso modo, Jamie New diventa un faro per tutto il pubblico. Perché il problema non è mai solo l’omosessualità o il proprio genere. È anche il lavoro che si fa, quanto si guadagna, se si è troppo in carne, se si è troppo magri, come ci vestiamo, cosa ascoltiamo, come parliamo, come ci muoviamo. È una xenofobia estremizzata – che contro le comunità marginali diventa sistematica – dove qualunque alterità viene etichettata come pericolosa: lo straniero non è più quello dell’altra nazione, ma il vicino di casa giudicato “diverso” da sé.

Tutti parlano di Jamie, dunque, è un musical in cui Jamie parla di tutti. Parla di tutto il pubblico in sala, di chi è in cerca della propria unicità – temibile anche per loro stessi – contro la corrente di una normatività che rifiutano. Se vi rivedete nella descrizione, Jamie è pronto a raccontare anche a voi la sua avventura alla scoperta di sé stesso.

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