Di Carmela Nuzzolese. Recentemente Netflix ha lanciato la serie TV “La legge di Lidia Poët” in ricordo proprio di Lidia Poët, “prima” avvocatessa italiana.
La serie ha riscontrato un grandissimo successo e, insieme a questo, anche delle polemiche. Il fatto sostanziale, è che Lidia Poët, per quanto brillante e astuta fosse, non è la prima avvocatessa donna in Italia e nel mondo: già trecento anni prima della sua nascita, infatti, nasceva a Trani Giustina Rocca, la vera prima avvocatessa al mondo, ma non solo. Alla figura di Giustina Rocca si ispira il personaggio di Porzia di Belmentone nel “Mercante di Venezia” di William Shakespeare. Giustina, inoltre, è stata la prima avvocatessa al mondo a leggere una sentenza in tribunale utilizzando il volgare per farsi comprendere dal popolo che non capiva il latino. Giustina è stata sicuramente un esempio e un simbolo di forza per tutte le donne di quel periodo così come, secoli dopo, lo è stata Lidia. A Giustina Rocca, oggi, sono dedicate strade, una scuola media inferiore nella città di Trani e, ancora, nel 2022 le è stata dedicata una delle tre torri della Corte di giustizia dell’Unione Europea. Senza alcun dubbio Giustina Rocca rappresenta fonte di orgoglio per la città di Trani e per i tranesi, poiché dona lustro e importanza alla città, soprattutto nel 1500 quando ancora la condizione delle donne era di totale asservimento al marito. Sicuramente, al tempo ci sono state donne che l’hanno invidiata, compresa o meno. Ma altrettanto sicuramente c’è chi, in cuor suo, sognava di diventare indipendente e autonoma dal proprio marito, esattamente come lei. Credo che sia grazie a donne come Giustina Rocca prima e, successivamente, Lidia a rappresentare un sentimento di speranza e di cambiamento che col tempo ha iniziato a germogliare nelle menti delle donne e farsi sempre più forte. La situazione va sempre migliorando, ma ancora oggi la società è piena di stereotipi e pregiudizi che sono realtà sintomatiche di mentalità chiusa e impediscono a molte donne di prendere iniziativa. Questo accade soprattutto in alcune zone d’Italia in cui c’è ancora quel residuo patriarcale intrinseco nella mentalità duro a morire. La strada è ancora da percorrere, certamente, ma già vediamo la luce in fondo al tunnel rispetto al passato.
La serie lanciata dalla società statunitense, quindi, è inesatta: non dovrebbe descrivere Lidia Poët come prima donna avvocata in Italia in assoluto, ma come prima donna in Italia ad essere iscritta all’albo degli avvocati di Torino e come una delle prime a rappresentare simbolo di lotta e coraggio per le donne del tempo e, perché no, delle donne di oggi.