Di Simone Balmas.

L’Italia è una nazione piena di talento, specialmente quando si parla di sport, eppure, tutto questo potenziale non viene sempre valorizzato nel nostro paese. La causa è la mancanza di una cultura solida che sappia seguire i giovani nello svolgimento delle attività sportive. Certo, sono molti gli atleti italiani che si trovano sul tetto del mondo, ma troppo pochi rispetto a quelli che potrebbero diventare veri campioni. Le scuole sono certamente il punto dolente della formazione a livello motorio; a partire dai bambini, le maestre non possono ricoprire il ruolo di insegnanti di scienze motorie perché il bagaglio culturale deve essere talmente ampio che solamente una persona con determinate competenze può esprimerlo in pieno. Fondamentale è avere un contatto pratico con i bambini perché la maggior parte dello sviluppo delle capacità cognitive avviene in quest’età. Spesso le strutture in cui si svolgono le attività fisiche sono di bassa qualità come le palestre delle scuole ma anche i “palazzetti”. I ragazzi, la maggior parte delle volte, non riescono a conciliare lo studio con lo sport, lasciando che scelgano tra i due, mentre i dati dimostrano che un atleta è anche un buono studente. Quindi la scuola dovrebbe aiutare i ragazzi impegnati nelle attività sportive e non abbandonarli, specialmente quando molti di loro costruiscono la loro carriera già da adolescenti. Crescendo, poi, i giovani vengono messi in disparte, specialmente quando si avvicinano all’età adulta; i tecnici o chi di competenza, in base allo sport praticato,  preferiscono vincere gare, competizioni, campionati o incontri di categoria piuttosto che  far crescere un atleta e condurlo alla classe “Senior”. In Italia , nello sport, prevale l’esperienza, una caratteristica che si acquisisce con il tempo e che nei giovani naturalmente non spicca e spesso non sono messi nella condizione di assumerla e di formare. Bisogna fidarsi, dare la possibilità alle nuove leve di sbagliare, la possibilità di coltivare il proprio talento e imparare dagli errori, stimolarli, crescerli con professionalità e capire che lo sport per i giovani può rappresentare una via di fuga, un possibile lavoro futuro o semplice benessere psico fisico. I giovani atleti potranno divenire motivo d’orgoglio per l’Italia con un adeguato cambiamento culturale.

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