Di Lorenzo Paielli.

La doppia mancata qualificazione ai mondiali di Russia 2018 e Qatar 2022 ha segnato un punto di non ritorno nella storia della nazionale italiana: la vittoria dell’europeo non può e non deve distogliere l’attenzione da un fallimento senza precedenti. L’argomento al centro dell’attenzione negli ultimi anni è stato quello del vivaio italiano e della mancanza di giovani ragazzi con un futuro importante. Il CT della nazionale Roberto Mancini ha fatto notare come nel calcio di oggi sia molto più complicato il ricambio generazionale e che in Italia viene data poca possibilità ai giovani calciatori di giocare con continuità e acquisire l’esperienza necessaria per essere poi pronti ad aiutare la nazionale a tornare ai livelli di una volta. Queste considerazioni si sono ripetute in molte occasioni nel corso degli anni, ma col passare del tempo le decisioni del commissario tecnico sono apparse in contrapposizione con le dichiarazioni pubbliche rilasciate. Bisogna ripartire dai giovani italiani e rifondare grazie a questi ultimi: non è vero che mancano qualità tecniche e potenzialità. Proprio quest’anno nel nostro campionato, la Serie A, abbiamo potuto constatare come svariati giovani calciatori siano pronti per il grande salto sia in nazionale che in club di livello superiore a quelli dove militano al momento. Calciatori come Destiny Udogie (classe 2002), Fabiano Parisi (classe 2000), Nicolò Fagioli (classe 2001), Fabio Miretti (classe 2003), Samuele Ricci (classe 2001) e Tommaso Baldanzi (classe 2003), sono solo alcuni esempi di ragazzi che hanno dimostrato finora di fare la differenza nei rispettivi club in campionato ma che non hanno ancora avuto l’opportunità di essere convocati dal CT Mancini in nazionale maggiore. Talvolta, vengono preferiti a questi ragazzi, calciatori che, se pur non in un gran momento di forma, hanno fatto parte del gruppo che ha vinto l’europeo e sembra quasi che Mancini si affidi a loro forse per riconoscenza. Attraverso queste decisioni controverse però si rischia di continuare a non valorizzare ciò che abbiamo già in casa per andare a cercarlo altrove: l’ultimo caso è quello di Mateo Retegui, calciatore argentino con cittadinanza italiana grazie al nonno materno. Retegui al momento gioca nel campionato argentino, dove è capocannoniere con 6 gol in 8 partite giocate: è un attaccante, una punta di peso che ha delle caratteristiche molto importanti. Mancini ha deciso di convocarlo in nazionale e il ragazzo ha deciso di accettare la convocazione, forse anche spinto dalla folta concorrenza in attacco nella nazionale Argentina. Una convocazione non insolita, data la grande quantità di oriundi nella storia della nostra nazionale. Forse però, probabilmente, si sarebbe potuta dare qualche chance anche a chi già ha dato dimostrazione di meritare un palcoscenico come quello della nazionale, facendo una gavetta importante.

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