Di Daniele Sestili.

Qual è il senso della nostra vita? Siamo sicuri di viverla nel modo più sincero possibile? Oppure siamo abbandonati a una routine che ci uccide da dentro mentre noi non ce ne accorgiamo?

Queste sono le riflessioni che suscita durante la visione la nuova pellicola di Darren Aronofsky “The Whale”, un prodotto che parla di sofferenza, sensi di colpa, solitudine e abbandono. Questo film ruota attorno a Charlie, un professore universitario caduto in depressione per la morte del compagno( interpretato da uno straordinario e felicemente ritrovato Brendan Fraser) che affronta gli ultimi giorni della sua vita, a causa di una forma grave di obesità che lo affligge, con la volontà di ricucire il rapporto con sua figlia Ellie, avuta dal matrimonio precedente al suo coming out, che si dimostra dapprima restia a volere stare con lui, poiché prova rancore per la scelta che ha fatto, ma poi anche lei non riuscirà a non sensibilizzare con la condizione del padre.
Una performance magistrale quella di Fraser, che oltre a indossare una scomoda tuta per gli strati di grasso, rende sul suo volto, grazie a un’incredibile mimica facciale il dolore per la perdita della persona amata , per la preoccupazione del suo stato di salute e per la paura di perdere anche sua figlia, unica cosa a cui tiene davvero.
Ed ecco che si presenta un film in cui la sofferenza viene approfondita in tutti i passaggi di Charlie nella settimana, con scene al limite della commozione, come quelle in cui si ingozza di cibo perché pensa di essere disgustoso. Una sofferenza che però diventa caratteristica determinante anche degli altri personaggi(l’infermiera e amica Liz, il missionario Thomas e l’ex moglie Mary) rendendo “The Whale” una pellicola corale, in cui tutti sono accomunati dagli stessi sentimenti. Più volte ripreso nel film è poi il parallelismo con Moby Dick. La lettura del testo sembra l’unico modo per lenire il dolore di Charlie senza portarlo in ospedale, sia perché egli legge in continuazione non altro che la relazione della figlia sia perché questa lettura rappresenta libertà di espressione e esistenza per Charlie, libertà che però uccide la sua felicità, perché quando si rivela alle persone queste scappano a causa del suo aspetto fisico.
Come fuggire da questo dolore?
Perdonandoci a vicenda, e questo “The Whale” ce lo spiega bene. Se è vero che il tema del dolore viene trattato in maniera molto intensa è altrettanto vero che insegna anche il valore della sincerità, dell’amore e del perdono. L’umanità trasmessa dovrebbe portarci a riflettere sul fatto che forse sia il caso di rivalutare le nostre priorità…
Perché se viviamo in una società in cui la gente ride ancora di rotoli di grasso, fa video deridendo l’altro come fosse un giullare di corte o peggio un animale allo zoo, allora direi che stiamo andando alla deriva…
Ci nascondiamo tutti dietro vite che vogliamo appaiano agli altri perfette, ma che male c’è a mostrare i difetti che ci sono in noi? Magari se fossimo persone più solidali potremmo costruire finalmente rapporti veri che si basino su ciò che realmente noi siamo e non qualcosa che invece ci viene imposto dalla massa che decidiamo di seguire. Bisogna vivere circondati da persone che ci vogliono bene, che ci amano così per come siamo,che ci aiutino nei momenti di difficoltà perchè soprattutto questo significa amare, è nei momenti oscuri che si rivela il vero significato della parole amore, che include il poter sbagliare, ma se è vero amore come un boomerang questo tornerà indietro, anche se lo si è lanciato lontano.