Di Ilaria Gianfreda.

Benvenuti in questa lettura, che sarà un po’ diversa dalle altre. La sua principale caratteristica è la sua storia, il racconto di un’esperienza, le sue sensazioni e difficoltà.

È la storia di un percorso che non ti aspetteresti mai di affrontare, un laboratorio che da fuori osservi scettico, ma da dentro capisci che non è solo un corso. Iniziò  il tutto con un discorso un po’ strano; all’inizio di una lezione sul giornalismo vi aspettereste una spiegazione sulla materia, col pregiudizio che sarà impegnativo e non facile da seguire. Tuttavia ti ritrovi ad assaporare un insegnamento di vita, una morale da seguire per vivere i contrattempi come dei semplici avvenimenti, e non come la fine del mondo. Impari come affrontarli, e quando ti ritrovi sul fondo, pensando di non poter più risalire, hai invece a fianco una figura adulta che piuttosto che giudicarti o rimproverarti come un genitore farebbe, ha assunto l’identità di un amico pronto ad aiutarti, ad uscire dal tunnel. Ti spiega che in realtà ognuno di noi ha qualcosa di prezioso, di unico; che non sei solo pelle e ossa, ma da valore al cuore che hai, ricordandoti che vali e che dalle tue ceneri puoi rinascere, più forte.

Puoi imparare che le cose non vanno viste semplicemente per quello che sono, ma che scovando il dettaglio più piccolo, capisci quanto belle siano.

Ti insegna il valore dell’espressione, la parola è importante come il pensiero che compone, e tutti dobbiamo far valere un’opinione che, anche se differente dalle altre, è fondamentale e non fine a se stessa. È un insegnamento, un’idea, un incentivo ad aprire la mente, senza il timore del giudizio altrui.

Non è una passeggiata, ha i suoi ostacoli se sei una persona timida, ma ti aiuta anche in quello. Anche la tua scrittura ha un ruolo importante, e la difficoltà sta proprio nel raccontare una tematica non comoda da trattare. Usa l’anima, è lo strumento rilevante nella stesura di un articolo. La scrittura “di pancia” è quella più apprezzata, rende il testo vivo, dipendente durante la lettura. Quando un lettore arriva alla fine del tuo scritto è una vittoria, uno scoglio scavalcato, un premio da portare con se, soprattutto perché ti da l’opportunità di essere letto non sono nel tuo Paese, ma in tutto il mondo. E ti ritrovi da un momento all’altro ad essere qualcuno, non necessariamente taluno di importante, ma sapere che hai il potere di alimentare o stravolgere il punto di vista delle persone, cambia qualcosa del tuo essere. Diventi più consapevole dell’importanza che ha la vita. Vivere. Scegliere di vivere e non di essere succube della società. Cogliere l’attimo e scordarsi delle conseguenze, seppur negative, ma hai comunque fatto ciò che sapevi ti avrebbe reso felice.

Arriva poi l’elemento principale, la variabile significativa: la compagnia. Si entra a contatto con sconosciuti che possono stravolgerti la vita. Puoi trovare soggetti con cui non riesci proprio ad andare d’accordo, altri invece che riterrai interessanti, ma ciò che ti farà realmente apprezzare ciò che farai per tre mesi è proprio la presenza di un compagno di viaggio. Quella persona con cui riesci a parlare di tutto, con cui riderai tutta la lezione fino a far spazientire il professore, colui che nel bene e nel male ci sarà.

In conclusione questo laboratorio di giornalismo, a primo impatto, non aveva una bella copertina, ma una volta aver iniziato a leggere le prime pagine non sono più riuscita a farne a meno, fino a desiderare che arrivasse il lunedì di ogni settimana. Sembra strano lo so; il cosi tanto temuto “traumedi” era proprio quello che attendevo con tanta emozione perché consapevole che mi avrebbe fatto bene. Le risate, le riflessioni, anche i pianti. Ogni l’elemento creava dipendenza. Ogni giorno rappresentava un puzzle da incastrare nella mia vita in costruzione, alcuni erano di un bel colore acceso, altri erano un pò bui. Ad ogni modo posso constatare sia uscito un ottimo capitolo della mia vita, chiuso in bellezza grazie alla mia crescita e alla mia maturità. Un grazie davvero speciale al professore per aver creduto in me, per aver preso parte al mio accrescimento, per aver fatto in modo che non mollassi l’osso, per aver insistito e avermi dato l’opportunità di raccontarmi agli altri giornalisti di vita, che mi hanno ascoltata, compresa e sostenuta.

La P3 e la T33 sono state mura che hanno sostenuto questa esperienza. Mura che contengono i nostri racconti, le nostre considerazioni, le nostre forze e debolezze.

Un augurio alla me del futuro che affronterà il corso di giornalismo televisivo, che sia più spensierata, che lo viva a pieno senza problemi, e che sia più intraprendete, on tanta voglia di fare!

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