Di Federica Nicolosi.

Ricordo ancora quelle giornate di fine settembre sommerse di pensieri, confusioni, paure e timori prima di trasferirmi e cambiare completamente rotta.

Sapevo sarei dovuta partire il 3 ottobre, lasciando 19 anni di vita giù in Sicilia, che ora sarebbe toccata a me. Dovevo rimboccarmi le maniche e iniziare a camminare senza più nessun sostegno e senza nessuna mano che mi avrebbe indirizzato. La strada giusta l’avrei dovuta trovare solo ed esclusivamente io.

Quel pomeriggio in cui uscì il programma delle lezioni del corso, mi misi a leggere tutte le proposte e a pensare come ordinare il mio piano di studi: vista la mia passione per la scrittura che mi sono sempre portata dietro, mi è subito andato all’occhio quel laboratorio di redazione giornalistica. Ho subito pensato “questo farà per me, è più sulle mie corde.” E oggi che sono arrivata alla fine di questo percorso, posso dire di aver preso una delle scelte migliori che avessi mai potuto prendere. Non solo mi ha fatto prendere più consapevolezza di cosa comporta un lavoro futuro nel campo giornalistico, ma soprattutto il professore ci ha tatuato , fin dalla prima lezione, sulla nostra pelle insegnamenti di vita che resteranno indelebili. Se un giorno riuscirò a realizzarmi e a raggiungere il mio obiettivo di diventare una giornalista, prima di scrivere un articolo, di svolgere un inchiesta o di dirigere un tg, rimbomberà nella mia testa “non mollare l’osso, vai in fondo alla questione, non girarci attorno.” 

Ringrazio il professore, “il nostro capitano di corso” di avermi spronata, messa in difficoltà e in discussione fin dall’inizio. La cosa per cui ne vado più fiera è di essere riuscita ad abbattere quel muro che mi sono sempre costruita attorno, di essere riuscita ad aprirmi e a fidarmi un po’ di più della vita.

Ho detto addio alla timidezza, ho imparato ad alzare la mano a lezione e a dire la mia, ma alzarla sul serio, non timidamente. 

Ho imparato a fermare una persona per strada e a coinvolgerla in un’inchiesta.

Ho imparato a guardarmi in uno schermo e a non ridere di me.

Ho imparato ad entrare a lezione e non avere timore che il professore mi potesse chiedere un mio parere ma ad urlarlo senza alcun problema.

Ho imparato ad ascoltare, ma ascoltare nel vero senso della parole: ascoltare i miei compagni, le diverse opinioni, ad ascoltare me stessa.

Ho imparato a comunicare e a non giudicare.

Ho imparato che il diverso è bello, è da mettere al primo posto sul podio, non da allontanare.

Ho imparato a parlare lentamente, a non correre, a fare delle pause tra una parola e ad un’altra: noi che siamo abituati ad una vita frenetica, dove non c’è mai tempo neanche per respirare.

Ho imparato che io valgo tanto e devo ricordarmelo ogni giorno, che non devo permettere mai a nessuno di farmi perdere l’amore per me stessa.

Ho imparato che la vita non è mai facile per nessuno, che ognuno ha una sua storia dietro che lo ha segnato e lo ha reso la persona che è oggi. 

Ho imparato che scrivere un articolo non significa solo saper usare la grammatica e l’italiano corretto ma significa dare spazio alla propria anima, scriverlo di pancia, con il cuore.

Ho imparato ad avere autostima di me, che apparire sicura in video è il primo passo per risultare professionale e adeguata nel contesto.

Questo laboratorio mi ha confermato che questo è il mio mondo, che voglio farne di una passione un lavoro.

Mi ha anche confermato quanto sia difficile poter dire sempre la propria opinione, che è un mondo tanto affascinante quanto complesso, che saranno più le volte in cui ti tapperanno la bocca e ti toglieranno la penna dalle mani che quelle in cui ti diranno “bell’articolo, lo pubblicheremo oggi stesso.”

Il professore ci ha sempre reso tutto reale, ci ha spiegato come funzionano le cose appena usciti da quell’aula di comfort, che per fare questo lavoro non basta il talento, ma ci vuole tanto coraggio.  Ammetto che non è sempre stato facile, molti dei suoi compiti mi hanno messa in crisi, tante volte ho temuto di non essere all’altezza , che forse era una cosa più grande di me, ma ogni lezione mi dava la giusta carica per non lasciar perdere e per affrontare me stessa. Durante le sue lezioni mi sono sentita a casa, ho sentito il profumo della mia terra.  Ad oggi mi sento cresciuta non solo professionalmente ma come persona, sono felice di aver fatto parte di questa grande famiglia e ringrazio ancora il professore per essere sempre stato presente, per averci ascoltato, consigliato e sostenuto quasi come un padre. A scuola mi hanno sempre detto “all’università sarete soltanto numeri” ma il professore Marco Palma ha stravolto questa concezione insegnandoci prima di tutto a vivere, ad amare e a ad esprimerci con gran voce.

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